Rifiuti, associazioni e comitati di Rende: “No ai megaimpianti gestiti dai privati”

Il Comitato di Quartiere Villaggio Europa, l'Associazione ambientalista Crocevia e il Comitato Ro.Mo.Re. hanno fermato e discusso con il primo cittadino Manna a margine della riunione ATO Cosenza: "Il sindaco non dice la verità ai cittadini"

RENDE – Un gruppo di cittadini appartenenti ai quartieri di Villaggio Europa e della Zona Industriale di Rende hanno fermato e discusso con il primo cittadino a fine riunione dell’Ato Cosenza per la situazione legata ai rifiuti. “Il Sindaco non ha gradito che il dibattito fosse registrato per permettere anche ai non presenti di conoscere la sua opinione in merito all’ecodistretto e allargare la discussione in città”.

I racconti dei cittadini

Alle parole di Franca e Teresa, due attiviste dell’Associazione Crocevia – riporta una nota – che esprimevano la tristezza di tanti nuclei familiari abitanti vicino agli impianti più impattanti della zona industriale di Rende e funestati dalla perdita di affetti cari a causa di malattie tumorali, il primo cittadino ha affermato che non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino una correlazione tra morti e degrado ambientale. Un’espressione alla Ponzio Pilato! Quale iniziativa ha preso il Comune per verificare una tale correlazione?”.

“Anche il recente incendio divampato nella struttura della Calabra Maceri, incenerendo ingombranti e materiali plastici, non ha evidenziato, secondo Manna, specifiche problematiche ambientali e i dati Arpacal, in suo possesso, secondo quanto ha riferito, lo confermerebbero. Perché il sindaco non ha reso noti i dati ai cittadini?”.

“Inutile l’esperienza raccontata dalla signora Franca Salerno che ha dovuto raccogliere, come molti suoi vicini e per diversi giorni, le ceneri sprigionate dal rogo, nella speranza che realmente non siano tossiche per la salute umana. Questi racconti volevano semplicemente sottolineare il fatto che la città di Rende sta già garantendo responsabilmente il suo contributo per la risoluzione della questione della gestione dei rifiuti. Anzi, che la situazione della zona industriale rendese, a due passi dal centro abitato, è già oggi insostenibile per i cittadini visto l’insistere nella medesima area di diverse bombe ecologiche: dall’ex inceneritore al depuratore consortile, dalla centrale a Biomasse alla centrale Biogas, dall’ex Legnochimica alla piattaforma privata di gestione dei rifiuti. I cittadini non si sono limitati a dire di No ma hanno articolato un grosso Si all’impiantistica”.

La proposta: “piccoli impianti diffusi”

“I rifiuti sono prodotti da tutti e tutti devono prendersi una fetta di responsabilità. Quindi No ai megaimpianti gestiti dai privati e fortemente impattanti su un unico territorio. Il settore dei rifiuti – scrivono le associazioni e i comitati di quartiere – è un servizio essenziale per i cittadini e non può essere gestito secondo le logiche del mercato. Si ai piccoli impianti diffusi sul territorio, gestiti dagli enti pubblici e distanti dai centri abitati e dalle zone paesaggistiche o ecologicamente fragili. Tecnicamente occorrono 3 anni per costruire il mega “eco” distretto mentre è esperienza condivisa da più comuni che in un anno si possano raggiungere livelli di differenziata pari anche al 70%. Molti piccoli comuni superano agilmente anche la quota dell’80%. Allora l’ATO dovrebbe obbligare, insieme alla Regione, i Comuni che hanno percentuali ridicole del 5 o 10% a mettersi in pari per poi, una volta raggiunte le percentuali normali di differenziazione, aprire un discorso razionale su come gestire il 20-30% di indifferenziato”.

“Quindi Si ai piccoli impianti diffusi sul territorio, selezione dei territori più vocati all’accoglienza di determinati rifiuti (l’organico è più problematico della plastica, ad esempio, per l’inquinamento odorigeno), gestione totalmente pubblica. No ai mega impianti pagati con fondi pubblici e poi regalati ad una gestione privata. Sui rifiuti non si fanno profitti così come sulla salute, sull’istruzione e sull’acqua. Le città, i paesi, le comunità – scrivono – non sono frutti da spremere per trarne utili, sono le nostre case, le nostre relazioni, i nostri affetti, il nostro benessere”.

L’ecodistretto e le relative discariche di servizio

“Non dello stesso avviso il primo cittadino di Rende che ha espresso la diseconomicità dei piccoli impianti, ovviamente per la gestione delle aziende private. C’è il bisogno, per il presidente dell’ATO, di trovare subito i siti e iniziare i lavori dell’ecodistretto e delle relative discariche di servizio. Se non Rende, sostanzialmente data come location probabile, bisogna trovare un altro sito dove ubicare il mega impianto. Né qui e né altrove rispondiamo come cittadini. Non è una questione di location ma di sostanza. Bisogna invertire la tendenza: prima l’ambiente, la salute, i servizi e dopo il profitto privato. Molte piccole comunità della Provincia già fanno scuola. Servizio dei rifiuti gestito con società totalmente pubbliche e altissimo tasso di differenziata. L’80% dei Comuni calabresi hanno una media di 5 mila abitanti. Chiediamo alle autorità regionali, provinciali e comunali di seguire la strada piana del ragionamento e non le vie intricate del mero interesse. Quando al sindaco è stato ricordato che “Rende ha già dato e che le matrici ambientali sono già collassate e che non sono più tollerabili altri impianti di smaltimento rifiuti”, lui ha risposto “Ma chi ha mai parlato di Rende…?” quando invece tutti gli organi di informazione hanno riportato l’esatto contrario. Un sindaco che non dice la verità ai cittadini dovrebbe solo dimettersi. Chiediamo altresì che si apra immediatamente un dibattito pubblico sulla questione ambientale nella nostra città”.

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