REGGIO CALABRIA – È scattata all’alba di oggi la maxioperazione “Arangea bis – Oikos”, che ha portato all’arresto di 54 persone e che ha visto Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, notificare anche provvedimenti a 28 indagati in stato di libertà. L’inchiesta si inserisce nel solco delle attività avviate con la precedente operazione “Arangea”, culminata nel maggio scorso, e rappresenta un duro colpo alle ramificazioni internazionali della ‘ndrangheta calabrese.
Due gruppi criminali con un solo obiettivo: il narcotraffico
Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di due distinte associazioni per delinquere, entrambe coinvolte nel traffico di cocaina, hashish, marijuana e crack. La prima, radicata tra Reggio Calabria, Villa San Giovanni, San Roberto, Seminara, Gioia Tauro e Catania, era responsabile dello spaccio al dettaglio, gestendo le piazze reggine e siciliane con una logistica rodata: la droga veniva nascosta in sacchi neri o borsoni e trasportata dai pusher, che la occultavano nei veicoli per raggiungere i clienti. La seconda organizzazione, di livello superiore, era dedita all’importazione di ingenti quantità di cocaina da Ecuador, Spagna, Germania, Olanda, Belgio e Albania, sfruttando il porto di Gioia Tauro come hub strategico per l’ingresso della droga in Europa.
Un capo agli arresti domiciliari e legami con le cosche storiche
Il capo di uno dei sodalizi, sebbene ristretto ai domiciliari, continuava a dirigere le operazioni da casa, assegnando ruoli, fissando prezzi, ordinando le forniture e perfino gestendo la riscossione dei crediti con metodi violenti. Il gruppo era coeso da legami familiari e con collegamenti diretti a storiche cosche della ‘ndrangheta. Le forze dell’ordine hanno sequestrato 117 kg di cocaina nascosti in un autoarticolato uscito dal porto di Gioia Tauro, oltre a 483.000 euro in contanti e numerose dosi di stupefacente pronte per la vendita. È stato inoltre ricostruito un sistema di comunicazione criptato, basato su app come SkyECC, per coordinare i traffici evitando le intercettazioni.
Riciclaggio e intimidazioni mafiose
I proventi del traffico venivano trasferiti a Roma, dove un gruppo di soggetti di origine cinese provvedeva a ripulire il denaro tramite operazioni economiche mirate. Tra gli episodi emersi dall’indagine anche un caso di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore edile, vincitore di un appalto da 230.000 euro per la costruzione di una strada tra Roccaforte del Greco e la Diga del Menta. Oltre alle misure cautelari personali, i Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo su beni mobili, immobili, società, conti correnti e rapporti finanziari, per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro, colpendo duramente il patrimonio accumulato illegalmente.
Nelle intercettazioni si parla anche del fentanyl
Non solo cocaina, hashish, marijuana e crack. Dalle intercettazione dell’operazione antidroga è emerso che gli indagati hanno parlato anche del fentanyl, l’oppiaceo sintetico che si sta diffondendo sempre più tra i tossicodipendenti, “un elemento molto preoccupante” come ha riferito il Procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo incontrando i giornalisti.
