Cronaca
Indagano i carabinieri
Aggredito in classe in una scuola media, undicenne finisce in ospedale nel Cosentino
Sarebbero due gli studenti coinvolti in un episodio di violenza in una scuola media di Corigliano. La vittima trasportata in ospedale e i genitori denunciano sui social
CORIGLIANO ROSSANO (CS) – Nei giorni scorsi, nella scuola media dello Scalo di Corigliano, un ragazzo di seconda media è stato aggredito da un coetaneo durante l’orario scolastico. Secondo le prime ricostruzioni, mentre l’insegnante e alcuni compagni sarebbero stati trattenuti all’interno dell’aula da un altro giovane, forse complice dell’atto, l’aggressore ha colpito ripetutamente la vittima al volto ed il ragazzo è stato trasportato in ospedale.
L’episodio ha immediatamente acceso il dibattito tra i genitori, soprattutto sui social. Un genitore ha denunciato l’accaduto con parole dure: «Mandiamo i nostri figli a scuola sicuri del posto dove si trovano, ma è solo un’illusione. Un bambino di undici anni è stato preso a calci e pugni in faccia. L’omertà che ci circonda fa ancora più paura. Quel bambino è il figlio di tutti, di un’intera comunità che ha fallito».
Nei giorni successivi, però, un secondo post ha invitato alla prudenza, sottolineando che l’aggressore avrebbe reagito dopo provocazioni e insulti: «Non giustifichiamo la violenza, ma non si tratta di bullismo sistematico. Il ragazzo sta pagando per il gesto». I Carabinieri hanno già avviato le indagini per chiarire le dinamiche dell’aggressione e verificare se si tratti di un episodio isolato o di un gesto premeditato.
Racconti contrastanti quelli emersi in tal caso, che fotografano chiaramente una realtà comune: la fragilità degli adolescenti e il bisogno di educazione, ascolto e comprensione. Il bullismo infatti, negli ultimi anni, va dalle aggressioni fisiche visibili ma passa anche attraverso insulti, esclusioni sociali, minacce e umiliazioni, spesso amplificate dai social network.
Un aspetto preoccupante troppo spesso però, è il ruolo dei genitori, che talvolta non percepiscono i segnali dei comportamenti aggressivi dei propri figli o li minimizzano, arrivando persino a giustificarli come “normali reazioni†o difese. Tutto ciò rischia di alimentare un circolo vizioso, in cui il ragazzo cresce senza comprendere pienamente le conseguenze delle proprie azioni sugli altri, mentre le vittime restano sole ad affrontare il disagio, aumentando il rischio di episodi sempre più gravi.
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