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Fiamme, fumo e cenere: siamo in mano ai piromani criminali, tra chi sta a guardare e chi guadagnerà

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Fiamme, fumo e cenere: siamo in mano ai piromani criminali, tra chi sta a guardare e chi guadagnerà

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La parola “piromania” è legata ad una patologia clinica, psichiatrica che nulla ha a che vedere con la mano criminale che sta tenendo sotto scacco un’intera regione, ma soprattutto la provincia di Cosenza.

 

COSENZA – Il piromane ‘patologico’ è una persona che ha un’intensa ossessione verso il fuoco, le fiamme e non ha altri sintomi esclusa questa ‘fissazione’, che è la causa del suo comportamento: appicca il fuoco e prova euforia. Ma qui c’è altro sotto, molto altro! Ettari di macchia mediterranea, case minacciate, fiamme e urla, disperazione e paura, interventi dal cielo e dalla terra, spegni uno e ne divampa un altro. Roghi  appiccati da uomini che non sono “malati” ma criminali, che lucrano sulla devastazione, in una terra che da mesi continua a bruciare nella consapevolezza mentale di quelle persone che, senza una coscienza, producono tutto questo.

C’è chi si prende la briga di dar fuoco al nostro territorio, alle nostre terre, ai boschi, alle montagne arrivando alle case e al cuore della gente che non sa come difendersi e non ha neanche l’acqua a disposizione per farlo, vista la siccità e la carenza di pioggia che dura ormai da mesi.

Anche questo è terrorismo anche se la matrice è di casa nostra, non è islamica. Chi compie questi atti, è nostro conterraneo e gode nel vedere in fumo la nostra terra. Ma non per un senso di appagamento come i piromani clinici, ma per un tornaconto, un interesse che è economico altrimenti nessuno si spingerebbe a tanto. E non vogliamo pensare che qualcuno abbia interesse ad accendere per poi “spegnere” anche se da più parti si ipotizza anche questo.

Dall’interesse andiamo al “disinteresse”; quello del presidente della Regione, Oliverio, colui che ‘governa’ la Calabria e che non si capisce bene da quale posto di vacanza, abbia assistito da lontano alla disperazione degli ultimi tre giorni (anche se la cosiddetta ‘emergenza incendi’ dura da diversi mesi) e che è persino intervenuto per mostrare la sua vicinanza, chiedere interventi, ma solo negli ultimi tre giorni,  con ben tre “note stampa” (che definire ‘superficiali’ potrebbe essere un complimento). Per non parlare delle precisazioni sulla misura 8 del PSR 2014 – 2020 che appaiono abbastanza confusionarie e di circostanza, mentre il bando è molto più chiaro di quanto si pensi. Ma non vogliamo malignare… Siamo ‘certi’ che chi dovrà vigilare sulle domande e sui parametri per accedere ai finanziamenti controllerà… Intanto Oliverio, che ieri ha chiesto l’intervento dell’esercito, forse non era stato informato del fatto che l’esercito era stato già chiamato per presidiare il territorio. Fin qui tutto inutile, così come l’appello dell’Arcivescovo di Cosenza Bisignano Nolè ai piromani di ‘pentirsi’.

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La domanda alla quale dovrebbe rispondere chi ci governa è: “cosa guadagneranno questi criminali e quanto pagheranno i calabresi per questo scempio?”

È opinione comune infatti che dietro al fenomeno degli incendi boschivi che sono per oltre il 90% voluti dall’uomo, ci sia una vera e propria strategia criminale che dirige l’azione incendiaria. E se sono mesi che la Calabria vive assediata dalle fiamme, è chiaro che qualcosa nel meccanismo di prevenzione e repressione non funziona.

Potrebbe essere un problema di “spegnimento”, perchè la gestione dei mezzi  è affidata a privati e far partire un canadair per un’ora sola costa oltre 10.000 euro. La flotta aerea dei Canadair di proprietà pubblica è gestita da privati e private sono le flotte regionali di elicotteri. I milioni di euro pubblici dunque, vanno a società private e qualcuno sospetta che ci sia un interesse ad “accendere per spegnere”.

Altra ipotesi: potrebbe esserci un interesse per alimentare una sorta di mercato ‘nero’ del legname? L’origine di questi incendi nelle zone soprattutto boschive, riconduce all’attività di taglio e successiva vendita del legname. Per una zona incendiata infatti, sarebbe  più facile ottenere le autorizzazioni al taglio degli alberi.

I ‘sospetti’ sugli incentivi economici regionali e sulla gestione delle centrali a biomasse

Molti incendi nella nostra regione hanno interessato zone interne e difficilmente accessibili ma anche aree d’interesse naturalistico, protette. Il responsabile della Protezione Civile della Calabria Carlo Tansi ha spiegato qualche tempo fa, che nel Parco della Sila i punti di innesco dei roghi, erano posizionati  lungo le strade principali, ad anello intorno al parco, con “l’intento chiaro di arrecare danno”. E la nascita di diverse centrali a biomasse in Calabria starebbe creando sempre più un fabbisogno di legname da ardere tale da scatenare un notevole incremento di tagli abusivi di alberi: la cosiddetta «mafia del legno». C’e’ certamente anche un motivo di lucro, perche’ quando un albero si brucia, per legge deve essere rimosso entro un anno, – ha detto Tansi – e immaginiamo pure che questo legname possa essere utilizzato per le centrali a biomasse, quindi c’e’ tutto un business”.

I fondi del PSR stanziati per i… piromani?

Poi c’è il Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020, con i bandi per la “Misura 8 – Investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste” (la cui scadenza è stata prorogata al 18 settembre 2017). Perciò, avranno pensato i delinquenti che stanno mandando in fumo la Calabria “sbrighiamoci a dargli fuoco a questa terra”.

La misura prevede finanziamenti anche per “l’imboschimento e creazione di aree boscate”, per la “prevenzione dei danni da incendi e calamità naturali” e per il “ripristino delle foreste danneggiate da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici” ecc… Un investimento da 70 milioni di euro. Pertanto si potrebbe chiedere ad una Regione, finora assente di entrare nel merito caso per caso della selezione dei beneficiari. 

I benefici concessi dipendono da alcuni criteri precisi che sono tanti e l’ammontare del ‘finanziamento’ viene quantificato in funzione delle attività effettivamente realizzate, fino ad un massimo di 500 mila euro per singolo piano di intervento. Incentivi che potrebbero aver mosso la mano criminale ad intascare… bruciando. Sta di fatto che i fondi sarebbero per il rimboschimento di aree percorse dal fuoco, e che i criminali forse, stanno tentando di metterci le mani.

Intanto i ‘piromani’ fermati, denunciati o arrestati sono veramente pochi, i danni sono incalcolabili e qualcuno continua a ‘sguazzare nel fuoco’. Tanti sospetti, troppi interessi e nessuna risposta ai cittadini che vedono i loro paesi e amati luoghi andare in fumo. E poi c’è un altro e ultimo interrogativo: perchè nelle zone cosiddetta a ‘densità mafiosa’ non si registrano roghi?

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