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Sciopero generale in Calabria, un migliaio di manifestanti a Cosenza. Alta l’adesione
COSENZA – Un migliaio di persone hanno manifestato, a Cosenza, in adesione allo sciopero promosso da Cgil e Uil contro il Jobs act e la legge di stabilità.
Un corteo partita da Via Alimena nei pressi di Piazza Bilotti e che è arrivato fino a piazza 11 Settembre. Qui le conclusioni sono state affidate a Roberto Castagna, segretario provinciale della Uil e a Carla Cantone segretario nazionale Spi-Cgil che ha sottolineato: “Mi auguro che Renzi dopo questo sciopero, capisca, faccia un mea culpa e con un tweet ci convochi, perché deve modificare la legge di stabilità e aprire il tavolo, dove deve discutere con tutte e tre le organizzazioni sindacali. Il Paese, ma in particolare il Mezzogiorno e la Calabria – ha aggiunto la Cantone – hanno bisogno di lavoro: queste sono le nostre richieste al Governo”.
Alla mobilitazione hanno preso parte anche lavoratori contrattualizzati dopo 17 anni di precariato. Curiosa la presenza tra i manifestanti di un’anziana donna di Castrovillari, vestita da Babbo Natale con in mano un sacco sul quale c’era scritto “Doni per il Governo”. La pensionata ha detto di portare in dono “una bastonata, perché – ha aggiunto – se noi moriamo, i giovani non hanno più alcuna speranza e moriranno con noi”. Alta, in generale, l’adesione allo sciopero di otto ore indetto dalle sigle sindacali Cgil e Uil, in Calabria.
Secondo i dati, al momento parziali, diffusi dalle due sigle organizzatrici, risultano percentuali di adesione dell’80% all’Infocontact Poste Mobile e alla Ias Scura di Corigliano; del 75% a Calabriaverde; 100% ai Cantieri Mileto di Gioia Tauro; oltre 70% al Consorzio di Bonifica di Crotone e 61% alla Coop Cotrapa 2000 di Cosenza. Cgil e Uil parlano, inoltre, di “grande partecipazione” ai cinque cortei organizzati a Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria, e di “primi dati soddisfacenti”. Alle motivazioni alla base dello sciopero nazionale in Calabria si aggiungono anche i temi relativi alla questione dei circa 26 mila lavoratori in mobilità in deroga e dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità in attesa della stabilizzazione.
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