Calabria
Calabria sfruttata e abbandonata: quasi 1 cittadino su 2 a rischio povertà. PaP «serve una svolta radicale»
Eurostat certifica il primato negativo: il 48,8% dei calabresi vive in condizioni di povertà o esclusione sociale. Denuncia di Potere al Popolo: “Un modello fallito che alimenta disuguaglianze, precarietà e abbandono del Sud”
COSENZA – La Calabria è ancora una volta, la regione d’Europa con il più alto tasso di rischio di povertà o esclusione sociale, con un incredibile 48,8% della popolazione coinvolta. Peggio soltanto la Guyana francese (59,5%). È quanto emerge dai nuovi dati Eurostat, che fotografano una situazione drammatica e che, secondo Potere al Popolo Calabria, rappresentano “il fallimento di un intero modello di sviluppo”. «Un calabrese su due vive in condizioni di precarietà, marginalità o disagio sociale – si legge nella nota – in una delle regioni più dimenticate dalla politica e dai grandi investimenti pubblici».
I numeri della povertà in Calabria
La povertà assoluta tra i minori in Calabria raggiunge il 13,8%, mentre quella relativa supera il 35%, la più alta d’Italia. A ciò si aggiungono i dati INPS 2024, che segnalano una disoccupazione giovanile al 31,4%, l’aumento delle assunzioni precarie e il crollo di quelle a tempo indeterminato. Anche il lavoro nero continua a essere una piaga strutturale: secondo l’analisi della Cgia di Mestre, la Calabria registra il 19,6% di lavoratori irregolari, il valore più alto del Sud, per un giro d’affari stimato in 2,5 miliardi di euro l’anno.
Sanità e servizi: il Sud sempre più indietro
La denuncia di Potere al Popolo tocca anche il tema della sanità pubblica, dove il divario tra Sud e Centro-Nord resta “insostenibile”.
In Calabria ci sono 28,2 posti letto ogni 10mila abitanti, contro i 33,7 del Centro-Nord; nel 2024, il 10% dei cittadini (oltre 180mila persone) ha dichiarato di aver rinunciato a una o più prestazioni sanitarie, in crescita rispetto all’anno precedente.
L’aspettativa di vita alla nascita è ferma a 82,3 anni (contro una media nazionale di 83,4). Il personale sanitario è inferiore alla media nazionale: 10,2 unità ogni 1.000 abitanti, con appena 4 infermieri e 1,84 medici dipendenti ogni 1.000 abitanti.
Critica anche la situazione delle Case e degli Ospedali di Comunità: su 63 strutture programmate, solo 4 risultano parzialmente operative, e nessun Ospedale di Comunità è ancora attivo.
«La sanità – scrive Potere al Popolo – invece di essere un diritto garantito, è diventata un privilegio geografico. Questa disuguaglianza significa attese più lunghe, servizi insufficienti, migrazioni sanitarie e vite spezzate. Non è una mancanza di risorse, ma una precisa scelta politica». «A Reggio Calabria, città da 170mila abitanti, ci sono solo 3 asili nido pubblici, mentre a Reggio Emilia, con una popolazione simile, se ne contano 63. Una sproporzione scandalosa che racconta due Italie, due infanzie, due destini».
Potere al Popolo Calabria invoca una svolta radicale, che metta al centro diritti, lavoro, sanità e giustizia sociale: «Non ci basta più denunciare il lavoro nero – afferma il movimento –. Serve un mercato del lavoro fondato su stabilità e retribuzioni dignitose, un piano straordinario per il Sud che elimini il ricatto del precariato, combatta l’illegalità diffusa e imponga il rispetto dei contratti collettivi. Occorre un grande investimento pubblico nell’occupazione stabile, nella scuola, nella sanità e nella riconversione ecologica. Non accetteremo che la Calabria resti una terra di sfruttamento, povertà e abbandono. Ora è il momento di cambiare rotta».
Social