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Sequestrato il rifugio del volontario che salva i cani “mentre vengono ignorati i lager”. La denuncia AIDAA

Calabria

Sequestrato il rifugio del volontario che salva i cani “mentre vengono ignorati i lager”. La denuncia AIDAA

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CROTONE – “Se il sequestro dei cani a Giandomenico Oliverio avvenuto nei giorni scorsi a Caccuri dovuta alle condizioni in cui era il rifugio allora dovrebbero essere sequestrate quasi tutte le stutture calabresi compresi alcuni  pseudo canili che a differenza di quello di Giandomenico Oliverio non sono considerati abusivi solo perchè hanno l’etichetta di qualche associazione che li protegge ma dove i cani sono tenuti in condizioni ben peggiori”. Così in una nota l’associazione animalista AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali Ambiente).

“Senza parlare poi dei mega canili dove i cani non vedono quasi mai la luce del giorno e dove in un più di un occasione si è parlato di gestione al limite e di infiltrazioni della malavita che per fare business riduce alla semplice sopravvivenza le condizioni di vita dei cani ospitati. E a fronte di questo schifo si va a colpire un volontario che pur tra mille difficoltà cerca di togliare i cani della strada in una regione dove il fenomeno del randagismo canino è tra i peggiori d’Italia?“.

L’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente AIDAA prosegue chiedendo la restituzione dei cani a Giandomenico in tempi rapidi e indica a livello generale una possibile soluzione: “Lunedi invieremo alla giunta regionale della Calabria una bozza di possibile convenzione che baipassi in alcune situazioni come quella di Giandomenico Oliverio i limiti della legge regionale sul numero dei cani da detenere di cui esistono gia alcune esperienze in Italia e che preveda l’erogazione di fondi regionali per la messa a norma ed in sicurezza delle strutture che possono essere definite dei santuari per i cani radagi. Oggi-concludono gli animalisti di AIDAA- la vicenda di Giandomenico Oliverio può trasformarsi in un riscatto per la Calabria nella lotta al randagismo che passa per la restituizione dei cani e per un aiuto concreto delle istituizioni a sistemare le cose in modo che quello che oggi ci si ostina a chiamare rifugio abusivo diventi il primo santuario per i cani randagi della Calabria“.

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