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Cosenza: Graziadio, Tinto e Trecroci contro Adamo «Pd distrutto in 30 anni di incapacità politica»
COSENZA – I tre consiglieri comunali di Cosenza, Gianfranco Tinto, Francesco Graziadio e Aldo Trecroci, che recentemente sono stati espulsi dalla Commissione di Garanzia Provinciale del Pd di Cosenza hanno presentato ricorso ma tornano sulla vicenda dopo aver appreso dalla stampa delle “nuove, confuse accuse che il segretario cittadino del Pd (che per chiarezza nei confronti dei lettori d’ora in avanti chiameremo Nicola Adamo) ha inteso indirizzare nei nostri confronti, rei di aver formato un gruppo consiliare al Comune di Cosenza e quindi meritevoli di espulsione dal Partito democratico”.
“Proveremo ancora a spiegare le nostre ragioni anche se risulta evidente che niente, proprio non riesce a capire quello che abbiamo già chiaramente esposto in un paio di conferenze stampa: troppa la distanza nel modo di intendere la politica e l’impegno nelle attività istituzionali”.
“Il ritornello suonato da Adamo è sempre lo stesso: Graziadio, Tinto e Trecroci hanno abbandonato il gruppo consiliare del Pd perché vogliono contrattare direttamente con il sindaco un posto in giunta, un assessorato. E come si permettono? – si legge tra le righe – questo è quello che faccio io da trent’anni e nessun altro si deve permettere anche solo di pensarci. E infatti noi non ci pensavamo proprio”.
“Colpito nelle sue più granitiche convinzioni, Adamo non ha potuto fare altro che applicare lo statuto il quale, citiamo Adamo testualmente, “in maniera inequivocabile afferma il principio secondo il quale chi viene eletto in una lista del Pd deve essere iscritto al gruppo consiliare dello stesso partito”. Questo invece non è vero, perché lo statuto dice altro: fra i vari commi dell’articolo 3, vi è che “il partito democratico non può tesserare un consigliere comunale che non sia membro del gruppo consiliare del Pd. Senza nessuna distinzione riguardo alla lista in cui è stato eletto. L’interpretazione secca ed ineccepibile è, quindi, che la tessera non andava rilasciata a Graziadio, Tinto, Trecroci, Turco e Ciacco”.
“Ci scusiamo con i colleghi Turco e Ciacco per averli tirati in ballo e che vogliamo insieme a noi nel partito, ma l’esempio serve solo a chiarire come Nicola Adamo pieghi lo statuto ad un uso del tutto discrezionale. Ne prende le parti che convengono a lui, ignorando tutto il resto come se fosse irrilevante”.
Un gruppo consiliare autonomo
“Abbiamo formato un gruppo consiliare autonomo facendo riferimento all’articolo 1 dello statuto. E se l’articolo 1 viene prima dell’articolo 3 è perché è più importante. E l’articolo 1 recita che gli organismi del partito si devono riunire periodicamente, devono assicurare la democratica partecipazione di tutti alle decisioni, promuovere il dibattito e la militanza degli iscritti e degli eletti. A Cosenza tutto questo non succede. Mai. L’assemblea cittadina è stata riunita una sola volta in due anni: per poter diramare un documento contro di noi. In quella sede ci è stato anche detto che non era vero, che il partito era vivo e combattivo. Eppure, da quel 4 gennaio, non è stata più convocata, nemmeno una volta”.
“Non abbiamo parlato di città unica, di autonomia differenziata, dei problemi della città, dei problemi della provincia, del nuovo corso del partito targato Schlein, dei risultati delle Europee. Non abbiano parlato di lavoro, di diritti negati, di violenza di genere, di urbanistica e saccheggio del territorio. Non abbiano parlato di sanità, di disagio sociale, di questioni ambientali, di reddito di cittadinanza. Non abbiano parlato di niente. Il punto è questo, ma Nicola Adamo non riesce proprio a capirlo: perché per lui va bene così, mentre noi siamo per un Pd aperto, democratico, che si confronta con cittadini e simpatizzanti in modo costante, capace di ascoltare senza pregiudizi e farsi sempre portavoce dei bisogni dei più deboli”.
“Per questo abbiamo fatto ricorso contro la nostra espulsione. Perché a rappresentare il Pd siamo noi, non chi lo ha distrutto in trent’anni di ostinata incapacità politica. Un’ultima cosa. Il comunicato di Nicola Adamo si conclude con torbidi riferimenti ad una presunta “questione etica e morale”. Lascia intendere, in modo poco trasparente, che la nostra posizione sia stata dettata da interessi economici. Siccome Cosenza è una città piccola e le storie personali e politiche sono note alla gran parte dei lettori, lasciamo che a giudicare siano loro”.
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