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Stefania e quel corso interrotto quattro anni fa
COSENZA – Un mosaico sempre più ingarbugliato. Il parricidio di Trebisacce, ogni giorno si arricchisce di nuovi ed inquietanti particolari.
L’ultimo in ordine di tempo, arriva dalla città di sua maestà il “Cioccolato”. Stefania Chiurco, la 38enne, in carcere per l’omicidio e la mutilazione di suo padre Riccardo, infatti, all’università di Perugia, c’è stata solo per poco tempo. Il corso di laurea in Medicina, infatti, l’aveva lasciato appena quattro anni fa, dopo aver sostenuto, solo quattro dei quaranta esami previsti per il completamento del percorso di studi. La conferma della “spugna” gettata in anticipo, viene direttamente da Luciano Binaglia, preside della Facoltà dell’ateneo umbro. Questa notizia, fa sollevare agli inquirenti ora tanti altri dubbi. Uno su tutti: cosa andava a fare a Perugia? Aveva cambiato facoltà? E ancora, il 72enne, morbosamente legato alla sua “dottoressa”, sapeva tutto questo?. Purtroppo non potrà più dirlo. Intanto, le indagini continuano. I Ris di Messina, in collaborazione con i carabinieri del comando provinciale di Cosenza continuano ad “ascoltare” la scena del crimine, facendosi “raccontare” le fasi del delitto, unico caso in Calabria, per crudeltà e freddezza. Un delitto, confezionato da una mente diabolica e spietata, che nemmeno il più sofisticato tra i giallisti sarebbe riuscito a confezionare in un suo racconto. Oltre all’appartamento di via Gabriele D’Annunzio, gli inquirenti di Cosenza e di Perugia, continuano a cercare risposte nella casa di Perugia, in quell’appartamentino che i genitori di Stefania, le avevano comprato ed intestato per permetterle di studiare e vivere nella città umbra. Da quell’appartamento, intanto, continuano ad uscire carte, documenti contabili e appunti minuziosi su soldi e movimenti bancari. Un malloppo di carte che, spinge i detective dell’Arma a concentrare sempre di più l’attenzione sulla pista dell’eredità. Un movente che si fa sempre più forte. L’ipotesi degli inquirenti è agghiacciante. Stefania, personalità disturbata, anche per via di quel suo periodo di difficoltà mentale, legato ad una schizofrenia, per la quale era stata anche in cura a Perugia, potrebbe aver “eliminato” suo padre per interesse. Il 72enne, infatti, dopo essere rimasto vedovo, aveva nel corso del tempo, instaurato un affettuoso legame con una donna. Potrebbe essere stata proprio la presenza di quest’ultima, a far scatenare nella mente della 38enne il suo sanguinario piano diabolico. Ma perchè? Le ipotesi sono tante. Paura che questa nuova presenza femminile le togliesse l’affetto del padre? Paura che questa nuova fiamma del padre, si fosse legata al 72enne, solo per interesse economico? Paura per, mille e tante altre ragioni. Qualunque motivo abbia mandato in tilt l’interruttore nevralgico di Stefania Chiurco, ha permesso alla 38enne di trasformarsi in un boia. Un boia, sul quale, potrebbe pendere anche un’altra raccapricciante sentenza di morte. Quella di sua madre. La donna, infatti, morì a Perugia, in casa della figlia, stroncata da un ictus devastante. Il procuratore capo della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, ha disposto la riesumazione del cadavere della donna. Si cercherà, attraverso un approfondito esame autoptico di stabilire se anche in quel decesso c’è la mano della signora morte, vestita da Stefania. Lei, intanto, ristretta nel carcere di Castrovilalri, continua a ribadire la sua versione iniziale. Quella cioè di aver fatto a pezzi suo padre e di averlo “nascosto” tra scatole di cartone e fogli di cellophane, coperto con borotalco e calce per “neutralizzare” l’odocre della decomposizione, ma di non averlo ucciso. Continua a sostenere di aver trovato i suoi resti smembrati, davanti all’uscio di casa, il 28 dicembre scorso, indicando in non meglio precisati stranieri i messaggeri di morte di suo padre. Ma, i rilievi dell’autopsia, hanno raccontato un’altra verità. Suo padre è stato ammazzato in casa. Quel che è peggio lo stesso pensionato, legato ed imbavagliato e reso inoffensivo, ha assistito alla sua morte, prima di essere storidito ed eliminato.
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