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8 Marzo, a Cosenza l’incontro con le donne afghane scappate dai talebani

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8 Marzo, a Cosenza l’incontro con le donne afghane scappate dai talebani

La giornata dell’8 marzo dedicata a quattro donne afghane private dei diritti fondamentali e costrette a lasciare il loro Paese perché perseguitate dai talebani

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COSENZA – L’amministrazione comunale di Cosenza, ha celebrato la Giornata dell’8 marzo e lo ha fatto in un modo particolare ed importante, raccontando l’esperienza difficile di donne costrette a scappare dalla loro terra. Insieme ad una delegazione degli studenti degli istituti superiori della città, il sindaco Franz Caruso ha incontrato a Palazzo dei Bruzi, quattro donne afgane ospiti di un Centro di accoglienza della città bruzia.

Una testimonianza forte, della condizione di donne private dei diritti fondamentali e costrette a lasciare il loro Paese perché perseguitate dai talebani. Numerosi i contributi, oltre a quelli delle stesse donne afgane, come quello della professoressa Giovanna Vingelli, docente di Differenze e disuguaglianze di genere all’Università della Calabria, che ha introdotto la manifestazione.

I toccanti racconti di Basera Muzaffari, Hafiza Mohebi, Ferishta Sardary e Saleha Yaqubi

Le attiviste del “Jesuit Refugee Center” lavoravano come docenti d’inglese in alcune comunità rurali a nord di Kabul. Insegnavano, in particolare, a donne e ragazzi, e per questo motivo sono state inserite nella black list dei talebani e perseguitate per il solo fatto di dedicarsi all’istruzione. Le loro storie parlano di ragazzi e bambini afghani che non hanno i mezzi per sostenersi e la povertà li costringe a mendicare per le strade.

Secondo le Nazioni Unite sono 50 mila i bambini costretti a vivere nelle strade di Kabul, a fare lavori pesanti e umili, come i lustrascarpe o gli addetti agli autolavaggi. Molti di loro sono anche costretti a subire molestie sessuali. C’è nelle 4 donne afghane ospiti del Comune di Cosenza la certezza che, nonostante tutto, le donne hanno una grande forza.

“Le donne sono il motore del mondo: è l’unica cosa di cui sono certa” dichiara una di loro. Definiscono il regime talebano come “il più crudele dei regimi” e riaffermano la necessità di eliminare le pratiche discriminatorie rivendicando uguali diritti di partecipazione alla vita politica, economica e sociale perchè “avere gli stessi diritti degli uomini è utile al miglioramento della società”.

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