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A Roma rappresentanti Mafie

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A Roma rappresentanti Mafie

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ROMA – Si trovano a Roma e nel Lazio “rappresentanti di tutte le mafie, presenti fondamentalmente per riciclare i proventi criminali e reimpiegarli

in attivita’ imprenditoriali, finanziarie, immobiliari”. A lanciare l’allarme e’ l’ultima relazione annuale della Dna, secondo cui, paradossalmente, “l’assenza, nel contesto criminale romano di personalita’ carismatiche in grado di raccogliere ed aggregare le diverse frange delinquenziali”, ha finito con il favorire “il radicamento delle organizzazioni mafiose, soprattutto di matrice camorrista e ‘ndranghetista”.Gli analisti del Dna avvertoco che il Lazio, e in particolare Roma da tempo “sono stati scelti dalle organizzazioni criminali mafiose per costituirvi articolazioni logistiche per il riciclaggio di capitali illecitamente accumulati e per l’investimento in attivita’ imprenditoriali”. Dopo la “banda della Magliana” nessuna aggregazione criminale e’ riuscita ad assumere un atteggiamento egemone sulle altre: ecco perche’, soprattutto nella capitale, “le organizzazioni mafiose non operano secondo le tradizionali metodologie, non realizzano comportamenti manifestamente violenti, non mirano a sopraffarsi per accaparrarsi maggiori spazi, ma anzi tendono a mantenere una situazione di tranquillita’ in modo da poter agevolmente realizzare quello che e’ il loro principale scopo, la progressiva infiltrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale”. Negli ultimi tempi, pero’, nel territorio del basso Lazio e sul litorale romano, “si e’ assistito a fenomeni di particolare valenza criminale che inducono a ritenere che in quelle zone, contigue per ragioni storiche e geografiche ai feroci clan camorristici e dove tradizionalmente si riscontrano insediamenti di personaggi mafiosi, sia in atto un innalzamento del livello criminale e dell’indice di penetrazione”. Secondo la relazione, “la presenza delle tradizionali organizzazioni mafiose e’ evidenziata, in modo eclatante, dall’arresto di alcuni importanti latitanti, circostanza che presuppone la necessaria presenza di un ‘dispositivo criminale’ idoneo ad assicurare, per un tempo piu’ o meno lungo, la clandestinita’: e’ il caso, tra gli altri della cattura (avvenuta nell’agosto 2012 nel quartiere Casalotti) di Umberto e Francesco Bellocco, figli di boss dell’omonimo clan imperante a Rosarno. Ad oggi, “non sono emersi elementi o segnali che possono delineare la presenza di organizzazioni criminali in grado di imporre sul territorio un racket delle estorsioni” ma “si riscontra una diffusa omerta’ e una bassissima propensione a denunciare gli atti intimidatori subiti”. Anche l’usura continua ad essere uno dei fenomeni criminali tipici, e percio’ piu’ diffusi, della capitale: ed accanto ai vecchi “cravattari” opera anche la criminalita’ organizzata che si dedica a tale attivita’ per “mettere a reddito” i capitali accumulati. Non a caso, i soggetti piu’ esposti all’usura sono proprio gli operatori commerciali che, anche per la crisi in atto, sono alla costante ricerca di liquidita’ e che, “impossibilitati ad uscire dalla spirale di debiti ed interessi in cui vengono precipitati, vengono costretti a consegnare di fatto la gestione delle loro attivita’ commerciali ai sodalizi criminali, che ne acquisiscono il controllo”. Naturalmente, il core business delle mafie – anche straniere – che operano nel Lazio resta il narcotraffico: la diffusione degli stupefacenti nella regione e’ “un fenomeno sempre piu’ grave: nel 2011 e’ la prima regione per sequestri di stupefacenti (quasi 8000 chili), la seconda per operazioni antidroga (2862), per numero di soggetti denunciati e per numero di decessi conseguenti all’assunzione di droga (41)”. E “i dati del primo semestre 2012 riflettono analogo andamento”.

 

 

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