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Il virus corre negli ospedali: 13mila i sanitari positivi. Assenze in corsia, si rischia il blocco

Italia

Il virus corre negli ospedali: 13mila i sanitari positivi. Assenze in corsia, si rischia il blocco

È quanto emerge dall’analisi della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere che fa un bilancio delle assenze tra positivi e no vax

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COSENZA – Gli operatori sanitari attualmente positivi al Covid sono circa 13mila. È quanto emerge dall’analisi della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). Ciò “sta creando qualche problema per le assenze in corsia – afferma all’ANSA il presidente Giovanni Migliore – ma al momento non registriamo chiusura di reparti o sospensione di servizi”. Secondo una prima stima dell’Ordine, sarebbero il 3-4% i medici e odontoiatri non ancora vaccinati, pari a circa 20mila, e sono in corso gli accertamenti per le sospensioni. Gli infermieri positivi, rileva invece la Fnopi, sono a oggi 7160 e 6000 i non vaccinati sospesi dal lavoro.

La stima di circa 13mila casi di Covid tra gli operatori sanitari, spiega Fiaso, è effettuata sulla base del report dell’Istituto superiore di sanità della sorveglianza integrata. Per quanto riguarda la quarantena per il personale sanitario che ha avuto contatti stretti con un positivo, invece, la circolare di agosto del Ministero della Salute l’aveva già sostituita con la sorveglianza sanitaria attiva.

“L’alto numero dei positivi tra gli operatori sanitari, determinato soprattutto dal grande numero di tamponi fatto a ridosso delle festività, sta creando qualche problema per le assenze in corsia, in particolare per l’organizzazione dei turni infermieristici o per il rinvio di alcune attività programmate, ma le Aziende sanitarie e ospedaliere stanno compiendo un ulteriore sforzo per garantire la continuità dei servizi assistenziali e, al momento, nella maggior parte dei territori non registriamo la chiusura di reparti o la sospensione di servizi – sottolinea Migliore -. Ritengo vada nella giusta direzione il provvedimento che riformula la quarantena anche per i positivi asintomatici: la riduzione da 10 a 7 giorni di isolamento per i vaccinati con la terza dose, come gli operatori sanitari, dovrebbe garantire un turn over più breve di positivi assenti in corsia e assicurare il servizio senza subire grandi criticità”. Piuttosto che “per i positivi al Covid, sui tassi di assenza, in molte aziende – conclude – pesa molto di più la sospensione dal servizio di medici, infermieri e operatori sanitari no vax che non vengono a lavorare e creano un disagio prolungato che va ben oltre la settimana di quarantena prevista per i contagiati privi di sintomi”.

Ospedali in affanno tra positivi e carenza di personale

Attualmente sono 7.160 gli infermieri positivi al virus SarsCoV2. In tutto, sono 135mila gli infermieri contagiati da inizio pandemia. A ciò si aggiunge la cronica carenza di personale che va dagli 80mila a oltre 101mila unità, e per questo serve che siano aumentati, gradualmente, i posti a bando nelle Università per gli infermieri. Lo afferma la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI). Secondo Fnopi, inoltre, gli infermieri non vaccinati e attualmente sospesi dal servizio sono circa 6mila (lo 0,9%, su un totale di 450mila infermieri) e di questi circa 1000 sono no-vax mentre i restanti non sono vaccinati per motivi di salute o altro.

“Certo, l’effetto vaccino, dose booster compresa – afferma la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli – si fa sentire: a giugno 2020, con la prima fase della pandemia calante, ma senza vaccini, il rapporto operatori sanitari contagiati-popolazione contagiata era quasi del 13%; a inizio 2022, anche con i casi in aumento esponenziale, è circa l’1,3%. Questo grazie alla diffusione pressoché totale della dose booster tra gli operatori a contatto con gli assistiti, con casi di gravità minore per loro e stop dei decessi”.

“È chiaro – commenta – che la prima cosa da fare è assicurarsi che tutti siano vaccinati, anche perché l’evidenza mostra che i casi più gravi nelle terapie intensive sono quasi tutti non vaccinati. Ma non basta. Tutti devono capire che vanno mantenute le misure di sicurezza che rallentano la diffusione del virus”. “Tre sono i passi a breve, medio e lungo termine inoltre – spiega la FNOPI – per dare forza all’assistenza: eliminare lacci di una burocrazia barricata dietro il muro dell’incompatibilità che bisognerebbe abbattere per far fronte alla carenza, gravissima, di professionisti, che non consente oggi di mettere a disposizione dell’assistenza almeno 600mila ore a settimana in più di assistenza infermieristica. Il secondo passo riguarda la necessaria formazione di più operatori, soprattutto specializzati prevedendo una formazione con sbocchi anche clinici determinati dalle esigenze delle persone. Terzo passo è prevedere più posti a bando nelle università”.

Medici Anaao “rischio contagi in ospedale è alto”

“Il rischio di contagio nelle strutture ospedaliere è alto: solo un terzo della popolazione generale ha avuto accesso alla terza dose. Considerato che gli operatori sanitari sono stati tra i primi ad essere vaccinati, la possibilità di una riduzione delle difese immunitarie è altamente probabile”. Lo afferma Carlo Palermo, segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri italiani, l’Anaao-Assomed. “Se valutiamo anche l’incremento dei casi di lieve o media gravità, in aggiunta alle forme cliniche più critiche, che si rivolgono agli Ospedali per l’estrema contagiosità della variante Omicron nella popolazione, il rischio di un blocco delle attività sanitarie ospedaliere – sottolinea – è alto per l’esaurirsi dei posti letto disponibili in Area Medica”.

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