Calabria
Covid: dal 7 gennaio torna l’Italia a colori, la Calabria rischia la ‘zona rossa’
In attesa del report dell’Istituto Superiore di Sanità e della riunione della cabina di regia la prossima settimana, la Calabria rischia di tornare in zona rossa dopo il 7 gennaio
COSENZA – La fine del Dpcm legato alle feste è vicina ma per la Calabria è probabile che si torni in zona rossa con tutte le restrizioni ad essa collegate. In Italia si registra una lenta decrescita della curva del contagio, ma l’Rt è in aumento e dal primo bollettino del 2021, il tasso di positività è al 14,1% e dunque ancora in crescita. Numeri che potrebbero determinare per una parte del Paese dal 7 gennaio, la possibilità di finire nuovamente in zona rossa o arancione e le tre regioni a rischio sono Veneto, Liguria e Calabria, che secondo l’ultimo report Iss hanno superato il valore 1 di Rt e che potrebbero essere collocate nella lista dei territori sottoposti a maggiori restrizioni. Vicine alla soglia anche Puglia, Basilicata e Lombardia.
In un primo momento le Regione allo scadere del decreto, sarebbero dovute tornare al colore assegnato prima del lockdown natalizio, cioè tutte gialle (tranne l’Abruzzo arancione), ma l’andamento del contagio non è così scontato e la prossima settimana il Governo dovrà decidere sulla base del nuovo report dell’Istituto Superiore di Sanità. In attesa di questo, lo stesso presidente dell’ISS, Silvio Brusaferro, ha invitato alla cautela spiegando che “una vera valutazione solida dell’andamento durante queste festività la potremo avere solo a metà gennaio”. E il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, aggiunge con un pò di ottimismo: “a fronte di numeri che meritano ancora uno sforzo, diamo il messaggio forte che quanto è stato messo in campo sta dando frutti”.
Possibili cambiamenti nei parametri di valutazione
Dopo la richieste delle Regioni avanzata attraverso un documento, nelle prossime ore l’Iss potrebbe ufficializzare alcune modifiche tali da influire sui 21 indicatori per stabilire l’assegnazione delle regioni nelle varie fasce. Tra questi un diverso metodo di calcolo dei tamponi antigenici e molecolari effettuati, che potrebbe poi influire sul tasso di positività. Ad essere rivalutate potrebbero essere anche la definizione dei ‘casi’ e le strategie di esecuzione dei test. Riguardo all’altro tema caldo delle scuole, queste dovrebbero riaprire ovunque con il 50% di presenze massime consentite – almeno fino al 15 gennaio – dopo il lavoro svolto dalle varie prefetture nei tavoli di coordinamento scuola-trasporti. Un annuncio in questo senso è stato fatto da tutti i ministri a vario titolo competenti: Interno, Istruzione e Trasporti.
Gli stadi saranno ancora chiusi, ma c’è qualche spiraglio per la ripresa dello sci nella seconda metà di gennaio, dopo la richiesta delle Regioni di una riapertura degli impianti esclusivamente nelle zone gialle dal 18 del mese. Resta invariato il ricorso allo smartworking in gran parte delle aziende e in particolare negli uffici statali, dopo la proroga prevista fino al 31 gennaio sulle misure per il lavoro agile nella Pubblica amministrazione. Cominceranno in ordine sparso anche i saldi invernali, nell’arco di tutto il prossimo mese di gennaio e, in determinati casi, potrebbero ancora cambiare in considerazione di eventuali zone rosse. Il coprifuoco resta fissato alle ore 22; nelle sole zone gialle ristoranti e bar potranno servire ai tavoli fino alle ore 18. Piscine, palestre, cinema e teatri resteranno chiusi mentre potrebbero riaprire mostre e musei con entrate contingentate.
Social