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Operazione Libri: gli indagati temevano pentimento killer padre Nicolò

Calabria

Operazione Libri: gli indagati temevano pentimento killer padre Nicolò

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Giuseppe Demetrio Tortorella e Stefano Sartiano temevano il pentimento di un membro del clan, Domenico Ventura, considerato uno dei killer di fiducia del capobastone ‘Mico’ Libri

 

 

REGGIO CALABRIA – Tortorella e Sartiano sono stati intercettati dalla squadra mobile mentre commentavano la scomparsa, avvenuta il 20 gennaio 2004, di Pietro Nicolò, 71 anni, ferroviere incensurato, padre del consigliere regionale Alessandro Nicolò, e di Giuseppe Morabito, un piccolo imprenditore edile, allontanatisi insieme in macchina da Reggio Calabria, senza che a tutt’oggi siano stati ritrovati i corpi. L’utilitaria di Morabito su cui si erano allontanati fu ritrovata alcuni mesi dopo a Pellaro, nella periferia sud di Reggio Calabria, perfettamente pulita e senza un graffio, in un parcheggio. Tortorella e Sartiano, paventano il pericolo (“se si butta pentito Ventura – si legge nelle intercettazioni – escono tutte le cose fuori..”) che gli inquirenti risalgono agli esecutori e mandanti della duplice lupara bianca.

“Nessun commento appare necessario – scrive il Gip Armaleo – giova solo evidenziare che i due (Tortorella e Sartiano) sono profondi conoscitori dei fatti interni al sodalizio a cui appartengono, sanno che Ventura Domenico potrebbe rivelare che, su mandato del defunto boss Domenico Libri, abbia ucciso in data 28 gennaio 2004 Giuseppe Morabito e Pietro Nicolò. Questa conversazione – continua il Gip – assume una portata probatoria devastante. E’ noto ai due che il Nicolò (Alessandro) sia referente politico dei Libri in seno al Consiglio regionale della Calabria, che sia stato eletto con i voti della cosca di Cannavò, la stessa cosca che gli ha ucciso il padre e comprendono, quindi, che la collaborazione di Ventura possa porre fine alla relazione politico-criminale instauratasi tra la cosca e il politico regionale”.

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