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Oragate, piena assoluzione per De Rose: l’imprenditore non ha minacciato la famiglia Citrigno

Cosenza

Oragate, piena assoluzione per De Rose: l’imprenditore non ha minacciato la famiglia Citrigno

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Quattro anni di aule giudiziarie per Umberto De Rose che oggi “esce pulito” da una vicenda che lo ha visto imputato del reato di tentata violenza privata per avere impedito l’uscita del quotidiano L’Ora della Calabria. La sentenza pronunciata parla di piena assoluzione perchè il fatto non sussiste

 

COSENZA – Assolto perchè il fatto non sussiste. Una vittoria per Umberto De Rose, l’unico imputato nel processo  Oragate  che lo vede accusato di tentata violenza privata nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata uscita del quotidiano L’Ora della Calabria. Secondo l’accusa, la pubblicazione sarebbe stata bloccata per evitare che venisse resa nota la notizia di un’indagine a carico di Andrea Gentile, figlio del sottosegretario Antonio. Addirittura un colpo di scena per il giornalista Luciano Regolo, all’epoca dei fatti direttore del quotidiano L’Ora della Calabria, che ha ritirato per il tramite dell’avvocato la costituzione parte civile

Questa mattina dopo poco più di un’ora di Camera di Consiglio, il giudice monocratico Manuela Gallo ha letto la sentenza di assoluzione dello stampatore De Rose perchè il fatto non sussiste. Una sentenza che arriva dopo la richiesta di assoluzione dell’accusa rappresentata dal pubblico ministero Domenico Frascino che ha rappresentato, durante la requisitoria, come l’imprenditore non abbia minacciato la famiglia Citrigno in quanto l’interesse nel non fare uscire la notizia sarebbe stato solo della famiglia Gentile. Da qui, secondo il pubblico ministero, cadrebbe l’accusa di tentata violenza privata e la richiesta di piena assoluzione. Richiesta a cui la parte civile si è associata. Rimane l’arringa della difesa rappresentata dagli avvocati Franco Sammarco e Marco Amantea, assistiti da Anna Spada e Paolo Sammarco. L’arringa “sofisticata” dell’avvocato Franco Sammarco non ha lasciato alcun dubbio, qualora ancora ve ne fossero stati, sulla innocenza di De Rose. Una difesa che ha dimostrato durante la fase dibattimentale le incongruenze esistenti tra l’accusa mossa all’imputato e la verità dei fatti.

SAMMARCO: NESSUNA INTIMIDAZIONE DA PARTE DI DE ROSE

L’avvocato Franco Sammarco

L’avvocato Franco Sammarco durante l’arringa ha prima ricostruito la vicenda puntualizzando: “Inopportunamente si è parlato di attentato alla libertà di stampa visto che De Rose ha sempre garantito gratuitamente la stampa dell’ora della Calabria (al momento del fatto erano due anni che non veniva pagato), inopportunamente si è proceduto alla verifica della funzionalità della rotativa visto che quello era un posterius rispetto alle presunte pressioni di De Rose per non fare uscire la notizia; bisogna tenere in considerazione il contesto concreto in cui si sono svolti i fatti (tra De Rose e Citrigno intercorreva una amicizia di lunga data); Il fatto che siano stati Regolo e Citrigno a chiamare De Rose e a registrare dimostra un capovolgimento dell’atteggiamento psicologico: loro non si sentivano intimiditi ma addirittura provocano“.

Innocente, dunque, e richiesta di assoluzione. Il giudice Gallo ritiratosi in Camera di Consiglio dopo un’attenta valutazione ha accolto le richiesta di accusa e difesa pronunciando sentenza di assoluzione piena.

REGOLO SI DISSOCIA DALLA DECISIONE PRESA DAL LEGALE CHE LO RAPPRESENTA

L’ex direttore L’Ora della Calabria Luciano Regolo

Luciano Regolo, attuale vice direttore del settimanale Famiglia Cristiana, fa sapere in una nota “Intendo precisare che alcun passo indietro ho fatto e faró nella difesa della libertà di stampa. Ho appreso a mezzo stampa che il legale che mi rappresenta a mia totale insaputa si é associato alla richiesta di assoluzione di De Rose. Una linea che ovviamente non condivido. Le spiegazioni che lui mi ha fornito attengono al piano della dottrina giurisprudenziale e alla formulazione del capo di imputazione che sarebbe stata errata, ma tengono francamente in ben poco conto quanto i miei colleghi dell’Ora e io subimmo la notte tra il 18 e il 19 febbraio con la simulazione di un guasto alla rotativa che impedì al giornale di andare in stampa e a noi tutti di veder realizzato il frutto del nostro lavoro. Trovo questo epilogo grottesco dopo 4 anni di lungaggini e strani rinvii, trovo grottesco che si assolva per motivi formali chi soffoca la libertà di stampa perché in 4 anni si sarebbe potuto facilmente procedere in maniera diversa. Attendo solo le motivazioni della sentenza per fare appello e poter fare luce sull’ennesima pagina dubbia in questo processo e nelle tante cose insolite che ho notato nel Tribunale di Cosenza durante questa vicenda per me molto dolorosa”

LA STORIA

Il 19 febbraio del 2014 una telefonata tra lo stampatore De Rose e Alfredo Citrigno, registrata dal telefonino dell’allora direttore de l’Ora della Calabria Luciano Regolo diede inizio alla vicenda che prese il nome di Oragate in cui il proprietario della tipografia non avrebbe mandato in stampa l’edizione del quotidiano perchè riportava la notizia dell’indagine su Andrea Gentile (quest’ultimo fu indagato in un primo momento e successivamente la sua posizione fu stralciata e archiviata), figlio del senatore Antonio Gentile. L’inchiesta si chiude a giugno con una citazione diretta a giudizio dell’ex presidente di Fincalabra che, secondo l’accusa, all’epoca rappresentata dal pm Assumma, avrebbe usato frasi di possibile ritorsioni contro Citrigno da parte dei Gentile («il cinghiale quando è ferito ammazza tutti»). Citrigno non avrebbe ceduto alla richiesta di non pubblicazione della notizia. Da qui la presunta decisione da parte dello stampatore di impedire l’uscita del quotidiano annunciando un guasto della rotativa

 

 

 

 

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