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Golpe a Il Cairo: i militari si riprendono l’Egitto
Sospesa la Costituzione, arrestato Morsi. I militari si riprendono l’Egitto, con il consenso di centinaia di migliaia di manifestanti che esultano a Piazza Tahrir. Scontri e morti in tutto il paese.
Secondo gli annunci dello Stato Maggiore golpista l’intervento dell’esercito contro il governo contestato dalla piazza doveva essere incruento e finalizzato a mettere fine al caos e agli scontri tra le opposte fazioni, ma non è stato così.
Almeno 14 persone sono rimaste uccise negli scontri che si sono verificati durante la notte in varie città dell’Egittotra sostenitori e oppositori del presidente islamista Mohamed Morsi, deposto dall’Esercito ieri e poi trasferito agli arresti nella notte al ministero della Difesa. Tutto il suo staff e una sessantina di alti dirigenti della Fratellanza Musulmana restano agli arresti all’interno di un edificio militare. Le Forze Armate hanno anche chiesto alla giunta golpista di poter arrestare altri 300 esponenti del movimento islamista finora al potere dopo le elezioni di un anno fa seguite alla defenestrazione del dittatore Mubarak.
Otto delle 14 vittime -secondo l’ultimo bilancio della tv satellitare al-Jazeera- sono morte negli scontri registrati nella città di Marsa Matrouh, nel nord del Paese, dove urante la notte gruppi di sostenitori del presidente destituito hanno attaccato un edificio delle forze di sicurezza. Vittime anche a Alessandria, a Minya, nell’Egittomeridionale, e Fayoum, a sud del Cairo. Tra i 14 morti ci sarebbero anche due agenti delle forze di sicurezza.
Le violenze sono scoppiate dopo l’annuncio ieri sera da parte dell’Esercito della destituzione di Morsi, dell’abolizione della Costituzione, dell’affidamento pro-tempore della presidenza al capo della Corte Costituzionale Adli Mansour e della prossima formazione di un governo “tecnico” che guiderà l’Egittoverso nuove elezioni. L’annuncio, del capo di Stato Maggiore delle Forze Armate e ministro della Difesa, generale Abdel Fattah al-Sisi, ha avuto la ‘benedizione’ del leader dell’opposizione Mohamed ElBaradei, di al-Azhar, la più autorevole istituzione dell’Islam sunnita, e del papa copto Tawadros.
Formalmente il presidente degli Stati Uniti ha auspicato un pronto ritorno al potere delle autorità civili, ha chiesto di rivedere gli importanti aiuti militari Usa all’Egitto ed ha ordinato di evacuare l’ambasciata statunitense al Cairo. Ma ieri alcuni esponenti del governo di Washington hanno ammesso di aver avuto ripetuti contatti con i responsabili dell’esercito egiziano proprio alla vigilia del golpe. Del resto le forze armate egiziane sono storicamente una istituzione armata, addestrata e controllata anche politicamente dalle amministrazioni statunitensi. Probabilmente l’obiettivo di Obama è in questa fase di non escludere del tutto i Fratelli Musulmani dalla gestione del potere al Cairo ma di ridimensionarne il ruolo anche in virtù di un aumento dell’autonomia dai paesi occidentali di una corrente politica che si percepisce sempre più come alleata di USA e UE e non più in posizione di sudditanza.
Anche i rappresentanti dell’Unione europea non hanno esplicitamente condannato il colpo di stato militare ma hanno lanciato un appello per l’organizzazione di nuove elezioni presidenziali nel più breve tempo possibile, il che corrisponde alla road map dei militari egiziani.
Gli aggiornamenti
11.55 – ”La Gran Bretagna é pronta a riconoscere la nuova amministrazione in Egitto e a collaborare”. E’ quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico, William Hague.
11.50 – Confermato che le emittenti controllate dai Fratelli Musulmani, a cominciare dalla stazione televisiva Misr 25, sono state chiuse d’autorità dai militari e le loro trasmissioni oscurate.
11.45 – Sono stati rinchiusi nella stessa cella di Hosni Mubarak i più stretti collaboratori del presidente egiziano, Mohamed Morsi, arrestati ieri. Lo ha riferito l’agenzia di stampa statale Mena. Gli uomini della cerchia più ristretta di Morsi sono stati portati nel penitenziario speciale di Torah Mahkoum, all’estrema periferia meridionale del Cairo, in cui oltre all’ex presidente Mubarak sono reclusi i suoi figli, Ala e Gamal. E’ il caso in particolare di Saad el-Katatni, leader del Partito per la Libertà e la Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani, e del numero due del movimento islamista, Mohamed Rashad al-Bayoumi. Prosegue anche la caccia ad altri esponenti di punta del gruppo: i mandati di cattura spiccati nei loro confronti ammontano nel complesso ad almeno trecento. I provvedimenti restrittivi sono motivati con i reati di ‘istigazione alla violenza e disturbo della sicurezza generale dello Stato e della pace’.
11.35 – La destituzione del presidente Muhamad Morsi ha reso euforici i mercati finanziari egiziani. Dopo aver chiuso ieri sera, a golpe iniziato, in rialzo del 4,94% l’indice della borsa egiziana ha aperto oggi in deciso rialzo del 6,4% a 5288 punti, il livello più alto dal 3 giugno scorso. Gli analisti ritengono che il cambio di guardia delle istituzioni del Paese possa rilanciare con un’agenda chiara il business creando un ambiente più favorevole agli investimenti.
11.25 – Secondo quanto riportato da alcune fonti d’informazione, i militari golpisti egiziani avrebbero chiuso tre emittenti televisive gestite direttamente o indirettamente dalla Fratellanza Musulmana.
11.15 – Ieri sera, intorno alle 21, le centinaia di migliaia di manifestanti riuniti in piazza Tahrir hanno accolto con un boato e con fuochi d’artificio l’annuncio in tv da parte del capo del Consiglio Militare Supremo Abdel Fatah al Sissi che il Presidente Morsi era stato destituito e messo agli arresti. I festeggiamenti, al Cairo ed in altre città, sono continuati fino a notte tarda.
10.50 – La stampa egiziana, in maniera relativamente trasversale, ha definito “legittimo” l’intervento delle forze armate di ieri; unica eccezione, naturalmente, il quotidiano dei Fratelli Musulmani. “Un vittoria della legittimità popolare”, titola il quotidiano al-Gomhuria, mentre al-Arham definisce Morsi “il Presidente cacciato dalla legittimità popolare”; la stampa indipendente, in gran parte favorevole all’opposizione, sottolinea “la vittoria dell’esercito e del popolo” (al-Shuruk), titolando “E’ tornato l’Egitto” (al-Masry al-Yum). Horreya al-Adala, quotidiano del partito della Libertà e della Giustizia – braccio politico dei Fratelli Musulmani – ignora la deposizione di Morsi e dedica la prima pagina alle manifestazioni islamiche “di sostegno alla legittimità” del Presidente, sottolineandone le proposte avanzate ieri per un governo di unità nazionale.
10.05 – Il governo israeliano “segue da molto vicino” la crisi politica egiziana ma il premier Benjamin Netanyahu avrebbe dato istruzione ai suoi ministri di non rilasciare alcun commento sulla questione. “E’ importante che il popolo egiziano possa avere accesso a maggiore libertà e autogoverno ma la situazione attuale si ripercuote in tutto il mondo arabo, di qui una certa preoccupazione da parte di Israele”, ha commentato una fonte governativa di Tel Aviv. Secondo gli analisti i timori israeliani sono concentrati sul rischio di maggiori instabilità nelle penisola del Sinai, diventata un rifugio per i movimenti jihadisti e salafiti.
10.00 – Il sovrano saudita Abdallah si è congratulato con il presidente della Corte costituzionale egiziana, Adly Mansour, dichiarato capo dello stato dai militari golpisti dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi. In un telegramma, citato dall’Agenzia ufficiale Spa, il re si rivolge a Mansour definendolo ”presidente della repubblica sorella araba d’Egitto”. Si tratta del primo leader straniero a congratularsi ufficialmente con Mansour.
9.55 – I vertici delle forze armate egiziane hanno assicurato alle loro controparti statunitensi che ”un governo civile sarà insediato rapidamente”. Lo hanno detto fonti dell’amministrazione Obama dopo i contatti avuti dal capo del Pentagono Chuck Hagel e il capo degli Stati Maggiori, generale Martin Dempsey. ‘’Gli Stati Uniti non sostengono alcun leader o alcun partito: il nostro impegno é verso un processo democratico e al rispetto della legge’’. Così Barack Obama sulla situazione in Egitto. “Sin dall’inizio degli scontri – osserva Obama – abbiamo chiesto a tutte le parti di lavorare assieme, evitando ogni ricorso alla forza o alla violenza’’. ‘’Noi crediamo – prosegue il presidente Usa – che il futuro dell’Egitto dipenda dalla volontà del suo popolo’’.
9.50 – I servizi dal vivo di al Jazira in Egitto ”sono stati interrotti così come quelli di diversi altri canali tv”, rende noto la stessa emittente tv panaraba nel blog del suo sito web in inglese, in cui aggiunge che i suoi corrispondenti ”hanno affermato che questo é successo durante una trasmissione in diretta quando forze di sicurezza hanno fatto irruzione nell’edificio e hanno arrestato il presentatore, gli ospiti e i produttori”.
9.40 – Centinaia di persone si sono radunate, ieri sera, a Tunisi, davanti all’ambasciata egiziana per festeggiare la caduta del presidente Mohamed Morsi. La piccola folla, con una fortissima presenza di donne, ha scandito degli slogan contro i Fratelli musulmani, inneggiando alla svolta in Egitto. I manifestanti, che hanno sventolato vessilli egiziani e tunisini, hanno festeggiato sino a notte fonda.
(Marco Santopadre)
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