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Unioncamere: in Calabria crolla la produzione manifatturiera
ROMA – Il Centro Studi di Unioncamere ha effettuato un’indagine sulle imprese maufatturiere: il bilancio della produzione nazionale del primo trimestre 2013 segna una pesante riduzione del 5,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E pesa come un macigno soprattutto sulle regioni del Mezzogiorno
dove il calo della produzione raggiunge il 9% con la punta estrema della Calabria che tocca il -15,6%. “L’andamento della produzione industriale nei primi tre mesi dell’anno – sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – segna ancora una flessione consistente che, nel Mezzogiorno ma anche in tanti contesti distrettuali del Centro-Nord, suscita preoccupazione. Penalizzata dal difficile contesto attuale e’ ancora e soprattutto la piccola impresa, piu’ legata ai consumi interni che stentano a ripartire”. E’ piu’ profondo il calo per le imprese sotto i 49 addetti (-6,5%) e per il segmento dell’artigianato, che arriva a cedere il 7,2%, mentre sulle imprese con oltre 50 addetti la perdita si arresta al -3,9%. Su scala territoriale sono sensibili le differenze tra Centro-Nord e Sud e Isole. Nord Est e Nord Ovest cedono rispettivamente il 4,1% e il 4,6%, risultati lievemente meno pesanti della media nazionale, all’estremo opposto il Sud e Isole accusa invece una flessione del 9%.
Tra le regioni settentrionali, il Veneto e’ la meno penalizzata mentre il Piemonte accusa la crisi del settore dell’auto. Le imprese manifatturiere lombarde e quelle liguri riportano un segno negativo del 4,2%, mentre in Emilia Romagna i livelli produttivi scendono del 4,7%. In linea con il risultato nazionale le regioni centrali (-5,4%). Tra le regioni del Sud e Isole, in Calabria si assiste a una decisa contrazione della produzione manifatturiera (-15,6%). Tutti i comparti sono coinvolti dalla discesa dei volumi prodotti: la filiera del legno-arredo (-8,3%) e quella delle altre industrie manifatturiere (-7,8%) sono le piu’ penalizzate, risentendo piu’ marcatamente delle difficolta’ di tutte le attivita’ legate all’edilizia. Le industrie dei metalli e la meccanica riportano entrambe battute d’ arresto superiori al -5%, soglia su cui si ferma il calo del sistema moda. Risentono meno degli effetti del ciclo avverso le industrie elettriche ed elettroniche, l’alimentare e la chimica, ma le flessioni sono comunque superiori al 2,4%.
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