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Discarica Scala Coeli: presidio dei manifestanti per bloccare i mezzi

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Discarica Scala Coeli: presidio dei manifestanti per bloccare i mezzi

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COSENZA – Scopelliti forza l’apertura della discarica. La sibaritide insorge.

Dall’alba di stamane i manifestanti hanno messo in atto sulla statale 106 un presidio anti-discarica per impedire lo sversamento dei rifiuti a Scala Coeli. Le motivazioni della presa di posizione sono chiare: la salute pubblica non si baratta. La Rete Difesa del Territorio in una nota spiega di aver appreso “dell’intenzione della ditta proprietaria della presunta discarica di Scala Coeli di approfittare del decreto d’emergenza del Presidente Giuseppe Scopelliti per forzare l’apertura della discarica. Il Governatore vorrebbe così far abbancare rifiuti in discarica senza trattamento, ovvero senza il rispetto delle norme sanitarie e facendo pagare ai cittadini ingenti sanzioni da parte della comunità europea. Chi conosce la vicenda della “fossa del Nikà” sa benissimo che non ci sono minimamente le condizioni per avviare l’abbancamento: non c’è l’assenso e l’autorizzazione di utilizzo della strada da parte del Sindaco; la strada provinciale di collegamento è ancora chiusa al traffico; ci sono numerosi procedimenti giudiziari aperti, tra cui quello sui lavori abusivi e quello sull’autorizzazione del Dipartimento Ambiente, il quale è viziato da indecenti e gravissime inesattezze; tutti i sindaci del basso ionio cosentino e dell’alto ionio crotonese si sono espressi pubblicamente contro l’utilizzo di quel sito per una discarica di rifiuti speciali. A tutti questi dinieghi si aggiunge quello dei comitati territoriali: una nuova discarica è inutile e non farebbe altro che alimentare quel mostro che è il ciclo dei rifiuti attuale, il “sistema di potere non estraneo ad interessi politico-malavitosi” che continua a caratterizzare la nostra regione, servirebbe solo per i profitti di una impresa privata e distruggerebbe ulteriormente l’economia del territorio chiudendo le possibilità di valorizzazione della splendida valle del Nikà, sito di rilevanza archeologica e naturalistica esattamente come era Bucita, a Rossano, prima che fosse devastata da impianti e discariche. C’è stato un tempo in cui i proprietari delle discariche, nel più perfetto silenzio della classe politica e delle comunità, hanno accumulato centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici distruggendo i territori. Quel tempo è finito. Sul nostro territorio non permetteremo nuovi scempi, non permetteremo l’apertura di nuove discariche fino a quando il ciclo di rifiuti regionale sarà una truffa devastante nei confronti dei calabresi, non lo permetteremo di certo a seguito del vergognoso decreto di Scopelliti”.

 

Un decreto definito vergognoso dagli ambientalisti della sibaritide che in una nota del movimento Terra e Popolo affermano che il Governatore è riuscito: “in pochi mesi a fare peggio del Commissario all’Emergenza, autorizzando per decreto un disastro sanitario ed ambientale, facendo saltare la Calabria indietro di cinquant’anni in una sola mattinata. Il decreto viola le più basilari norme in materia di tutela ambientale e sanitaria nazionali ed europee, viola l’intelligenza e la dignità dei calabresi e causerà ingentissime multe nei confronti delle istituzioni pubbliche che Scopelliti non pagherà di tasca sua, ma pagherà con i soldi dei cittadini. Un’ordinanza incivile degna di una giunta regionale preistorica e di un consiglio regionale mummificato, maggioranza ed opposizione, il quale non solo non è in grado di risolvere i problemi, ma non è neanche in grado di restare nei limiti della decenza”. Nonostante la Regione stia ignorando le preoccupazioni manifestati dai residenti i manifestanti chiariscono di essere intenzionati ad avviare: “tutte le attività possibili per fermare questo disastro, ci appelliamo a tutti gli enti di controllo, alle Procure della Repubblica ed a tutte le forze pubbliche il cui dovere è quello di preservare la salute dei cittadini, affinché si assumano la responsabilità di impedire l’esecuzione di questa ordinanza. È ormai evidente che la reale urgenza della Calabria è staccare la spina a questa giunta regionale, la quale resterà nella storia per questo provvedimento, come per il criminale piano di rientro con cui ha negato il diritto alla salute ai calabresi”.

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