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Ludopatia, proposta di legge in Regione. Vale zero finchè lo Stato guadagna sulla pelle dei giocatori

Calabria

Ludopatia, proposta di legge in Regione. Vale zero finchè lo Stato guadagna sulla pelle dei giocatori

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In ‘pompa magna’ la Terza commissione “Sanità, Attività sociali, culturali e formative” presieduta da Michelangelo Mirabello, ha annunciato il via libera all’unanimità al testo di legge di iniziativa dei consiglieri Sergio e Greco che disciplinerebbe la tematica difficile e complessa del gioco d’azzardo patologico.

 

CATANZARO – Il testo stabilisce infatti “norme per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo” ritenuta ormai una patologia e che si propone di prevenire e contrastare l’insorgere dei fenomeni di dipendenza patologica, favorendo il trattamento e il recupero delle persone ‘affette’ da questa dipendenza così come un appoggio alle relative famiglie, molto spesso finite sul lastrico grazie alle macchinette, alle slot, al gioco d’azzardo che però lo ricordiamo, è frutto dello Stato che incassa miliardi sulla pelle dei giocatori.

Nella proposta di legge si vieta in sintesi la ‘nuova’ collocazione di apparecchi per il gioco d’azzardo vicino alle cosiddette zone ‘sensibili’. Sarà la Giunta regionale a determinare la distanza nella misura non inferiore ai 500 metri della presenza di macchinette dagli istituti scolastici, dai luoghi di culto, dagli impianti sportivi e dalle strutture residenziali e operanti in ambito sociosanitario; e ancora strutture ricettive per categorie protette o in genere luoghi di aggregazione giovanile ed oratori.

In linea generale, una proposta che allontana il problema e che creerà dei ghetti di giocatori che saranno sempre numerosi ma solo ‘lontani’ e più imboscati. Le macchinette dunque? Teniamole lontane.

Neanche un accenno alla totale mancanza di apposite strutture sanitarie che curino questa grave dipendenza che ha ridotto sul lastrico famiglie. In Calabria che vorremmo sottolinearlo è la seconda regione del Sud, la decima in Italia, dove si gioca di più e con un’altissima percentuale di giovani e anziani e Cosenza che si piazza nelle prime dieci ‘posizioni’ di province con il numero di slot attive il problema, che è più grave di quanti si immagini, si risolve ‘allontanandole’ e addirittura plaudendo ad un progetto normativo inutile sul piano della prevenzione e della cura di questa patologia.

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I dati della ‘rovina’ di migliaia di famiglie

La Regione Calabria però non pensa che il problema del gioco d’azzardo sia il fatto che a rovinarsi siano le famiglie meno abbienti che mettono nelle casse dello Stato qualcosa come 17 miliardi di euro all’anno, e che non esistano strutture e personale specializzato, se non i SerT (che curano altri tipi di dipendenza) a curare il gigantesco numero di ludopatici.

 

Qualche tempo fa infatti, la nostra redazione, ha tentato di occuparsi del problema grazie all’intervento di Roberto Calabria (LEGGI l’articolo), dirigente medico del SerT di Cosenza che sottolineò l’allarme: “E’ una condizione che può arrivare a distruggere una vita perchè durante i periodi di stress, di depressione, quando c’è una forte carenza di lavoro l’urgenza di dedicarsi al gioco diventa incontrollabile ponendo il soggetto a rischio di gravi conseguenze personali e sociali”. Per non parlare dei dati che vedono la Calabria fanalino di coda per quanto concerne la crescita occupazionale e questa perenne crisi ha favorito in maniera esponenziale nella nostra regione, dell’espandersi della ludopatia.

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I servizi per fronteggiare la ludopatia?

C’è un po’ un fai da te nei servizi pubblici – spiegò il dottor Calabria – che ben venga, purché si faccia. Con il d.lgs. n. 158 del 2012 la ludopatia era stata inserita nei livelli essenziali di assistenza, i famosi Lea, stabilendo processi di prevenzione, cura e riabilitazione. Ancora però (ndr. 11 marzo 2015) stiamo aspettando che vengano ratificate le modalità operative. In mancanza di una normativa specifica siamo in attesa di sapere cosa dobbiamo fare. Per ora quando arrivano qui persone affette da ludopatia gli facciamo un colloquio, valutiamo il caso e prendiamo tempo mantenendo i contatti. Prima facevano dei gruppi, unità multidisciplinari composti da un medico, un educatore, un assistente sociale, uno psicologo che analizzano il caso insieme all’utente e a un suo familiare o referente. Adesso siamo fermi in attesa che la legge definisca gli iter da seguire”.
E intanto la terza Commissione “Sanità, Attività sociali, culturali e formative”, che fa? Annuncia come ‘innovativo’ un progetto normativo che va nella direzione di rafforzare il principio di prevenzione fin dall’età scolare, l’individuazione delle Istituzioni scolastiche e delle università tra i soggetti che concorrono al perseguimento delle finalità stabilite dalla presente proposta normativa.
L’unica novità importante potrebbe essere quella del tentativo di responsabilizzazione delle Asp, chiamate ad intervenire tramite i Sert e in modo complementare agli enti privati accreditati nell’ambito delle dipendenze patologiche. Qualcosa che i Seri avrebbero dovuto fare dal 2012.

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“Sempre nella direzione di promuovere una nuova e diffusa sensibilità sull’argomento – ha concluso il vicepresidente della terza Commissione – l’istituzione di una giornata dedicata al contrasto della diffusione del gioco d’azzardo; la previsione di adeguati spazi pubblicitari per combattere la ludopatia e il relativo numero verde regionale”. Celebrare la lotta al gioco d’azzardo, dunque; nulla per curare e aiutare quelle persone che continuano ad alimentare la ricchezza dello Stato, la povertà di se stessi e delle loro famiglie e che troveranno le macchinette… solo più lontane.

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