Area Urbana
Omicidio di Montalto, condannato l’uomo che usciva con il giubbotto antiproiettile
Carmine Cristini non avrebbe, secondo i giudici, agito per legittima difesa.
MONTALTO UFFUGO (CS) – Sette colpi di arma da fuoco che non hanno lasciato scampo a Stanislao Sicilia. Il ventinovenne freddato il 3 Dicembre 2014 sotto la propria abitazione a Vaccarizzo, frazione di Montalto Uffugo, non sarebbe stato ucciso per legittima difesa. A stabilirlo è stato il dispositivo emesso stamane dal Tribunale di Cosenza. La versione resa dall’imputato Carmine Cristini non è stata infatti ritenuta attendibile. Il trentatreenne che da tempo girava armato e con indosso un giubbotto antiproiettile è stato condannato oggi al termine del processo con rito abbreviato a diciotto anni di reclusione più tre di libertà vigilata nonché al pagamento di novantamila euro alle parti civili. Nella sentenza sono state escluse le attenuanti generiche, ma anche l’ipotesi dell’aver agito per futili motivi. Secondo quanto raccontato da Cristini, Sicilia pare fosse in auto con un’altra persona che avrebbe tentato di sparargli e per difendersi avrebbe quindi preso l’arma con la quale era solito uscire di casa e colpito il ventinovenne.
Un atto di difesa che però non è stato mai possibile accertare. Non è stata infatti ad oggi stabilita né l’identità di tale soggetto né la reale presenza sul luogo del delitto in cui, al momento dell’omicidio, non vi era alcun testimone. La sorella di Stanislao si sarebbe affacciata dal balcone solo dopo aver udito il rumore dell’esplosione dei colpi d’arma da fuoco quando il fratello era già accasciato a terra. Carmine Cristini accusato di omicidio volontario premeditato dal momento in cui si consegnò alle forze dell’ordine, confessando il delitto, ha sempre ribadito la medesima versione che lo ha portato ad uccidere il suo ex amico e ‘collega’ nella vendita di stupefacenti. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro i prossimi novanta giorni e non si esclude che i legali della difesa Elena Montesano e Giuseppe Manna possano ricorrere in Appello. A sostenere le parti civili (madre, sorella e fratello) sono stati gli avvocati Ernesto D’Ippolito e Antonio Vanadia.
In foto da sinistra Carmine Cristini e Stanislao Sicilia
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