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Quando la fortuna si cerca tra i … rifiuti

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Quando la fortuna si cerca tra i … rifiuti

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COSENZA – La realtà odierna? Una fotografia che strazia il cuore. Scalfendo anche la solidità del più duro. Questa che voglio raccontare

è una storia vera. Una storia che, per come scritto dai colleghi di Mmasciata.it, diretto dal bravissimo Alfredo Sprovieri, dovrebbe insegnarci a riflettere sulla povertà che, oggi come e più di ieri, colpisce chiunque, indipendentemente dall’età e dalla condizione sociale. I più esposti al rischio di povertà sono i pensionati, gli anziani, quelli costretti con la miseria di una striminzitissima pensione, a fare i salti mortali non per arrivare fino alla terza settimana, ma appena alla prima decade. Questa storia, non credo che meriti commenti, credo piuttosto che dovrebbe servirci come lezione. Una lezione durissima, anche per comprendere meglio un dramma che coinvolge tutti. Esponendo i più deboli a scene come queste. Questa è una storia vera. Una storia di povertà, dove la realtà supera l’immaginazione. Nel centro di Cosenza attendo il mio turno in fila dal tabaccaio per comprare le sigarette. Nel mentre entra una signora anziana, sulla settantina, e con fare garbato, chiede al titolare se può portare via il sacchetto colmo di spazzatura del locale. Un cenno di assenso, ed un sorriso ironico del titolare, lasciano intendere una conoscenza della persona e la ritualità di quella richiesta. La cosa mi incuriosisce. Decido di osservare la signora. Preleva il sacchetto colmo di rifiuti, posto all’ingresso del locale, da una sbirciatina al contenuto, chiede ai clienti se hanno qualcosa altro da buttare, lega il sacchetto e va via. Con discrezione la osservo. Arzilla e soddisfatta, a piè veloce (come l’Achille di Benni), raggiunge la villa nuova, dove ad attenderla ci sono altre due persone anziane, tutte cosentine, anch’esse con diversi sacchetti dei rifiuti. Penso ad un riciclaggio della carta, che forse venderanno a qualche associazione. Mi siedo sulla panchina di fronte ed osservo. Stendono sul prato un vecchio lenzuolo, cosi come si fa quando si organizza un bel pic nic, si siedono al sole di questa timida primavera, svuotano il contenuto dei sacchetti, ed iniziano a frugare. La mia posizione non mi consente di capire l’operazione. Mi avvicino, non vorrei creare imbarazzo, ma la curiosità mi divora. La “vecchietta” mi nota, capisce. La tenerezza del suo sguardo, che filtra attraverso gli spessi occhiali, è un invito ad avvicinarmi. L’impressione è chiara, come in un quadro di Manet. Dove lo “scandalo” è rappresentato dal cumulo di rifiuti, posti al centro della “tovaglia”. Per un istante rivedo in lei mia nonna. Si sa, i nonni e le nonne si somigliano tutti. Inizio a capire. Selezionano accuratamente tutti i tagliandi dei gratta e vinci presenti nei rifiuti. Controllando con maniacale accuratezza il risultato della “grattata”. Mi spiega che spesso la fretta del cliente e la scarsa conoscenza dell’infinità dei giochi e delle miriadi di combinazioini, di cui loro sono delle vere e proprie esperte, fa sì che qualcuno non si accorga di una eventuale vincita, buttando via il tagliando del gratta e vinci. Non posso crederci. Giusto il tempo di riprendermi dallo stupore, che una delle tre grida: “Bingo!”. Una vincita di due euro non ritirata. Un tagliando, che sommato ad altri due precedenti, che mi mostrano, fanno sei euro. La giornata promette bene, dice una. La vecchietta dagli occhiali spessi invece mi guarda e dice: “In molti cercano la fortuna laddove non arriverà mai, perché non tutti sanno che si nasconde nei luoghi che meno pensi, anche nella spazzatura”. Che tristezza. Immane.

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