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Call center. “Il peggiore? Recupero crediti. Minacci povera gente per 300 euro al mese”

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Call center. “Il peggiore? Recupero crediti. Minacci povera gente per 300 euro al mese”

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COSENZA – Devi abbassare la testa e telefonare. 

“Abramo dava 0,40 centesimi a telefonata quando c’ero io. Pagavano bene”. A raccontare il mercato del lavoro in cuffia cosentino è un’operatrice 30enne che da circa sei anni vaga di call center in call center. Di sfruttamento a progetto in sfruttamento a tempo determinato. “Lì prendevamo dai 400 ai 1.200 euro. Però lavoravamo praticamente sempre: sabato, domenica, Natale, Capodanno, Ferragosto. Finché da un giorno all’altro non hanno rinnovato il contratto a 90 persone. Novanta su duecentocinquanta lavoratori. Senza nessun indennizzo, senza nessun preavviso. Se il badge non lampeggiava capivi che eri fuori. Dopo un mese di lavoro e cinque settimane di corso non retribuiti”. Poi l’Europe Assistance. “Contratto a tempo determinato. Con diritti e doveri, ci avevano pagato anche la formazione, pagherei per ritornarci. Prendevamo dai 700 ai 1.000 euro. Il lavoro c’era e noi eravamo preparati. Lo Stato e la Regione ci hanno messo i bastoni tra le ruote. Con la legge 407, ormai assumevano solo se avevi almeno due anni di disoccupazione, così avevano degli sgravi sui contributi. L’ultimo badge è stato uno shock, un trauma”. Una legge che ha creato mostri. “Ad Almaviva applicavano il contratto nazionale, pagavano bene, seicento euro per quattro ore di lavoro, ma dopo la 407 si entrava solo con i 24 mesi di disoccupazione. Se non li avevi eri fuori. C’erano persone impreparate che stentavano ad articolare una frase di senso compiuto. Io avevo l’esperienza e so parlare l’italiano, ma a fine contratto mi hanno mandato via ed hanno assunto, a tempo indeterminato nuove persone che avevano i due anni di disoccupazione. Mi sono vergognata per loro”. La giovane operatrice migra quindi in un centro di recupero crediti. “L’esperienza lavorativa peggiore che abbia mai avuto. Un lavoro schifoso. È come chiamare tuo padre che non ha i soldi per fare la spesa e minacciarlo di pagare al più presto. Per fare questo ci davano dai 300 ai 400 euro al mese, dipendeva da quanto riuscivi a far rientrare. Era a provvigione quando c’ero io, ora so che dopo la riforma Fornero c’è un fisso di 5,40 euro lordi”. Dal recupero crediti passa così alle ricerche di mercato. “Facevamo interviste telefoniche, il massimo che si può guadagnare sono 450 euro al mese. Quando pagano. Un Natale ci hanno lasciato senza soldi, ci hanno poi pagato a fine Febbraio. Una situazione frustrante. A me piace lavorare, anche se il compenso è basso, lavoro. Però quei due soldi a fine mese li pretendo”. 

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