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Padre psicolabile rapisce le figlie, ma viene bloccato a Cosenza
COSENZA – Doveva essere una semplice passeggiata. Si è trasformata in un sequestro di persona.
Una chiacchierata in automobile percorrendo la città è questo che avrebbe fatto credere alle sue due figlie di 14 e 18 anni. Una banale scusa che probabilmente, all’interno dell’abitacolo, non ha retto fino all’imbocco l’autostrada. Eppure, il piano dell’uomo era riuscito a superare lo stretto anche se, non è andato oltre Cosenza dove è stato bloccato. Lui 52 anni, affetto da alcuni problemi mentali, infatti, è stato intercettato dagli agenti della Polizia Stradale nella zona di Cosenza dopo la denuncia della nonna materna alla quale le due ragazze erano state affidate dopo la morte della madre. La corsa dei tre verso l’ignoto futuro, è dunque terminata. Le due giovani sono tornate dalla nonna mentre l’uomo è stato affidato alle cure dei medici. A darne notizia è il quotidiano on line TrapaniOk. Non era ancora buio quando l’uomo si è presentato a casa della suocera per salutare le sue ragazze con la quale vivono da quando la madre non c’è più. Così come stabilito dal giudice. L’uomo, però, non le ha dimenticate, nonostante una grave patologia psichiatrica pare allontanarlo sempre più dalla realtà. E forse proprio la sua malattia lo ha spinto a mettersi nei guai. Ha parlato con le figlie che hanno 14 e 18 anni e le ha convinte a salire sulla sua Citroen per un giro. Sono sparite così le due ragazze per quasi 36 ore, in mezzo alle campagne della Sicilia più lontana. La nonna ha immediatamente denunciato la scomparsa delle nipoti. «Aveva paura che facesse come Tullio Brigida nel 1994, l’uomo che assassinò i suoi tre figli dopo averli portati in vacanza», si è lasciato sfuggire un investigatore. La polizia comincia a cercare quella vettura in mezzo alla campagna. Gli agenti inseguono Michele e le sue figlie. Li cercano. Cercano ombre. Ombre sfumate che si allontanano in fretta dalla Sicilia. La nonna è a casa, stringe tra le mani una vecchia coroncina del Rosario e, intanto, aspetta un segnale. Aspetta una telefonata dalla ragazze. La prima notte senza di loro è un inferno. Chiama il “113” anche solo per un conforto ma gl’investigatori non sanno fornire certezze. Michele, intanto, riesce a superare la rete dei controlli e arriva a Messina. Da lì s’imbarca per il continente. Guida e parla. Probabilmente non vuole il loro male ma rivendica quella paternità che il Tribunale gli ha negato. Da Trapani, intanto, la polizia dirama la nota di ricerca. Vettura e numero di targa finiscono sui terminali delle centinaia di migliaia di pattuglie in servizio su tutto il territorio nazionale. Nella caccia all’uomo vengono utilizzate sofisticate tecnologie che consentono di ricostruire il percorso della vettura. Sabato sera, la centrale operativa della Polstrada di Cosenza Nord localizza la vettura in transito nel tratto cosentino. Il comandante Antonio Provenzano organizza la trappola muovendo con astuzia le pedine sullo scacchiere della carreggiata settentrionale della Salerno-Reggio Calabria. E nel tratto che lega gli svincoli di Rende e Montalto i poliziotti si muovono, intercettano l’auto e la fermano come per un normale controllo. L’uomo viene affidato ai medici per un trattamento sanitario obbligatorio mentre le ragazze, digiune ormai da ore, trovano sollievo in un ristorante prima d’essere scortate fino a Trapani.
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