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Sanità, rischio stangata per 4 regioni bocciate

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Sanità, rischio stangata per 4 regioni bocciate

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ROMA -Dal 2013 rischio di superIrpef per i contribuenti delle Regioni in piano di rientro sanitario che non hanno passato l’esame degli ispettori dei ministeri di Salute ed Economia, che tra giugno e luglio sono andati a verificare se e come sono stati fatti i compiti per recuperare gli oltre 10 miliardi di deficit accumulati solo dal 2008

al 2011. Terminati gli esami ora sono usciti “i quadri”, ossia i resoconti della verifica che di fatto promuovono solo Abruzzo e Sicilia, rimandano Puglia e Piemonte e bocciano Lazio, Calabria, Molise e Campania.

Le quattro regioni «pigs» sulle quali ricade il grosso del deficit e che più delle altre rischiano di dover applicare la super-Irpef che la spending review approvata ad agosto consente di innalzare dall’attuale 5 per mille di addizionale regionale fino all’11 qualora i piani di rientro non diano gli effetti sperati. Piani che i resoconti raccolti dagli specialisti di quotidianosanità.it passano al setaccio non solo da un punto di vista finanziario ma anche da quello dei livelli di assistenza sanitari erogati.

Ad essere promosso a pieni voti risulta l’Abruzzo, unica regione insieme alla Sicilia ad aver fatto registrare il segno più nel bilancio alla voce sanità senza però ricorrere alla leva fiscale. Della quale hanno invece fatto ampio uso Puglia, Piemonte e Lazio, che registrano nel 2011 conti in avanzo ma solo grazie all’aumento delle imposte. In particolare nel Lazio l’attivo di 109 milioni è stato raggiunto solo dopo una stangata fiscale da ben 792 milioni, senza la quale la regione avrebbe chiuso l’anno con un altro deficit di 872 milioni, circa la metà di tutto il disavanzo nazionale. E come se non bastasse gli 007 ministeriali hanno riscontrato anche criticità nella riorganizzazione delle rete ospedaliera e, in particolare, «il ritardo con cui la struttura commissariale sta provvedendo a definire i rapporti con gli erogatori privati per l’anno 2012». Come dire che la sanità privata potrebbero finire per finanziarla i contribuenti con nuovi aumenti Irpef.

Altro «vizietto» è quello di utilizzare i fondi Fas, destinati alla sviluppo economico, per coprire le falle dei bilanci di Asl e ospedali. E’ quello che ha fatto a piena mani la Calabria, alla quale gli ispettori chiedono anche chiarimenti sulla «adeguatezza dell’offerta per garantire i livelli essenziali di assistenza rispetto ai bisogni della popolazione calabra». A fronte di deficit e uso improprio dei fondi per lo sviluppo si nutrono insomma anche dubbi sulla adeguatezza dell’offerta sanitaria calabrese. A Sud fa eccezione la Sicilia, che ottiene una sostanziale promozione. L’assessore alla salute Massimo Russo ha lavorato parecchio per rimuovere sprechi e rendite di posizione e gli ispettori hanno riconosciuto l’impegno sbloccando, come anche per Abruzzo e Piemonte, le quote di finanziamento residuo per la sanità che l’Economia eroga solo alle regioni in piano di rientro che hanno dimostrato di stare ai patti. Male la Campania, che è ancora in deficit nonostante il ricorso all’aumento delle imposte. Inoltre gli ispettori rilavano la necessità «di avviare tutte le opportune iniziative per potenziare la rete assistenziale territoriale», che farebbe acqua soprattutto rispetto alla popolazione anziana.

«Rimandate» infine Puglia e Piemonte. Entrambe hanno chiuso in attivo il bilancio sanitario ma grazie all’aumento di imposte. In più alla Puglia si chiede «una più rapida riorganizzazione della rete dell’emergenza-urgenza», per la quale anche il Piemonte «ha intrapreso azioni non ancora sufficienti a rispondere agli impegni assunti».

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