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Presidio di solidarietà, per i tre fratelli “bruciati”

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Presidio di solidarietà, per i tre fratelli “bruciati”

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COSENZA – La Cosenza dei diversi, degli ultimi, degli invisibili. Per tutta la giornata di ieri, i clochard che popolano la nostra città,

indipendentemente dalla loro provenienza, dal colore della loro pelle, dall’orientamento religioso, hanno deciso di rimanere fermi, davanti quell’appartamento di via XXIV Maggio, dove nelle prime ore della mattinata di ieri, s’è consumato un dramma umano di grandi proporzioni, legato alla fine tragica e triste fatta dai tre mendicanti stranieri, “divorati” dalle fiamme, in quella casa di fortuna, dove avevano deciso di andare a vivere. A decidere la loro morte, è stata, come più volte riportato, il cattivo funzionamento di una stufa, andato in tilt. Un tilt improvviso e violento che gli è costato la vita. I tre, forse infreddoliti, probabilmente stanchi ed ubriachi, storditi dalle esalazioni di fumo, non si sono nemmeno accorti di quello che stava succedendo. Quando i vigili del fuoco, allertati da una segnalazione, hanno sfondato la porta d’ingresso di quell’appartamento, a due passi dal marciapiede, il dramma s’era già consumato. Di quei tre corpi, restavano solo pochi stracci addosso, e le loro carni fumanti. Forse non si sono nemmeno resi conto di essere stati inghiottiti e digeriti dal fuoco. Ieri, dicevamo, tanti fratelli e sorelle di questi tre sfortunati “invisibili”, si sono ritrovati lì, nell’epicentro della disgrazia e del dolore, per pregare, per piangere, per gridare rabbia ed indignazione contro gli indifferenti. Ma le parole più significative arrivano dagli immigrati senza casa che hanno partecipato al sit-in organizzato dalle forze antagoniste e antirazziste della città. Mentre si decide del destino giuridico di quello che ad ora è l’unico superstite della tragedia (a quanto pare un cittadino di origini rumene e non marocchine come era filtrato ieri), le loro parole di rabbia di questi tanti, troppo, “invisibili” che popolano la città, non solo alla ricerca di elemosina  e un rifugio di fortuna, ma spesso anche semplicemente di un sorriso, ci raccontano una realtà viva e sanguinante nel tessuto sociale della città: “Ci hanno cacciato, dove sono gli enti che dovrebbero aiutarci?!? A nessuno importa veramente di noi, siamo abbandonati, ognuno difende il proprio interesse e nessuno pensa al nostro. Ogni notte non sappiamo dove dormire, nessuno ci sa dire quale sarà il nostro destino. Mai avremmo pensato che una cosa così potesse succedere in un Paese d’Europa, solo in Italia è così: fate qualcosa per noi”. Di quel sit in, iniziato alle 17 e terminato dopo le 20, ma ripreso anche stamattina e tuttora in corso, seppur con meno clamore, enfasi e partecipazione emotiva di ieri, resta tanti mezzi di fiori sulla porta, qualche biglietto di saluto e due striscioni sulle mura raffreddate dalla sera. “Vergogna”, “milioni di euro per l’accoglienza agli immigrati e ancora si muore nelle case abbandonate”. Questa la protesta di un gruppo di cittadini riunitisi, dopo un tam tam sui social network, davanti allo stabile di Via XXIV Maggio a Cosenza, Oggi, così come ieri, nei pressi dello stabile, dove ancora l’aria “sa” di fumo e di morte, c’è un pastore maremmano evidentemente abituato a fare la guardia per i suoi amici senzatetto. Ringhia sulla difensiva, poi lascia il campo sconsolato passando sotto i nastri bianchi e rossi dei carabinieri. La gente si ferma incuriosita, legge e ricomincia il suo cammino, il traffico che costeggia l’isola pedonale è notevolmente rallentato. Ci si scambiano opinioni e si matura la rabbia per una tragedia che viene ritenuta un’offesa alla dignità umana e alla nomea di città dei diritti e dell’accoglienza che pian piano Cosenza era riuscita a mettere in piedi. Si parla di Oasi Francescana (proprio a proposito dell’Oasi, sui social è stato postato più di uno stato, dove si legge “tre corpi bruciati da chi “uccise” Padre Fedele, ndr) e di Aterp, di politici e di religiosi. Sui social, la Cosenza della solidarietà, la Cosenza antirazzista e antagonista, ha anche modificato le proprie foto sui profili, mettendo il segno di lutto, una testimonianza silenziosa e autentica d partecipazione ad un dolore, collettivo. Sul luogo della tragedia ieri è arrivato subito anche l’arcivescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari, che ha benedetto le salme, mentre il sindaco Mario Occhiuto, che ha disposto il lutto cittadino nel giorno delle esequie e con un messaggio alla città ha esternato il suo dolore così: “Una tragedia che spezza tre vite umane e ci lascia addosso il peso di una tristezza che attraversa tutta la città di Cosenza, avvolta da un vuoto che al momento è colmo di domande che non trovano risposta. Il terribile sacrificio di queste persone divenute vittime innocenti di esistenze sfortunate non può lasciare indifferenti e, anzi, spinge a interrogarci ulteriormente sulla necessità sempre forte e comune di dover tendere una mano a chi ha bisogno, a prescindere dalla nazionalità di chi sia svantaggiato. L’amministrazione comunale persegue con ostinazione e, purtroppo, spesso in silenzio e solitudine, politiche sociali non solo improntate all’accoglienza ma anche all’integrazione. Una giornata funesta come questa, che dovrebbe essere esclusivamente di dolore, diventa inevitabilmente una giornata di rispettosa riflessione e di insegnamento collettivo”.

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