Area Urbana
Cosenza: quarantatreenne muore per un presunto caso di malasanità, assolta ginecologa
La dottoressa della clinica Sacro Cuore Francesca Paola Gallo, in forze nel reparto diretto da Achille Morcavallo, è stata prosciolta dall’accusa di omicidio colposo.
COSENZA – Luisa Ritacco nel Luglio 2010 fece un semplice pap test presso un consultorio dell’Asp di Cosenza. L’esito ‘anomalo’ la portò ad approfondire con ulteriori accertamenti la natura della patologia emersa. Da un laboratorio di Monza arrivò la conferma di quanto la famiglia della 43enne temeva: tumore all’utero. Da quel momento la donna si affidò alle cure della dottoressa Francesca Paola Gallo ritenuta una delle punte di diamante del reparto di ginecologia della clinica Sacro Cuore di Cosenza, diretto dal primario Achille Morcavallo, fratello di Oreste Morcavallo presidente dell’ordine degli avvocati di Cosenza. In soli diciotto mesi dal ritiro del referto dell’Asp la donna, dopo atroci sofferenze, morì nell’ospedale di Cassano allo Ionio dopo due interventi chirurgici: il primo al Sacro Cuore, il secondo al Gemelli di Roma.
I familiari nutrendo diversi sospetti sull’operato dei sanitari che ha portato al decesso della donna, denunciarono la ginecologa Gallo e la casa di cura di corso d’Italia. Nonostante la Procura di Cosenza chiese l’archiviazione del caso, la dottoressa fu rinviata a giudizio. Secondo il gip Di Dedda l’intervento chirurgico eseguito nel reparto di ginecologia era stato incompleto “a fronte di tali mancanze – scrisse il giudice – e alla luce delle odierne conoscenze mediche è ragionevole sostenere che una condotta tempestiva, diligente e adeguata della Gallo, quale ginecologa di fiducia della paziente dall’estate 2010, aveva in carico la paziente dall’estate del 2010, avrebbe innescato un decorso diverso della malattia che ha condotto la Ritacco alla morte in appena sette mesi dalla notizia certa del cancro all’utero”.
La donna fu dimessa dopo quattro giorni dall’intervento di laparoisterectomia totale con anessiectomia bilaterale per neoplasia intraepiteliale ghiandolare di terzo grado e la ginecologa Gallo non prescrisse alcuna terapia. Dopo due mesi Luisa viene ricoverata al Gemelli di Roma per un intervento in extremis nel corso del quale sarebbero stati asportati i linfonodi che la Gallo non aveva ritenuto opportuno rimuovere. La sua condotta, secondo quanto pronunciato dal giudice Giusi Ianni ieri nella sentenza di assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”, risulta conforme ai protocolli. La ginecologa per il Tribunale di Cosenza avrebbe pienamente osservato le linee guida emesse dalla comunità scientifica internazionale. Tra novanta giorni, saranno depositate le motivazioni della sentenza e la famiglia Ritacco deciderà se ricorrere in Appello.
In foto la dottoressa Francesca Paola Gallo
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