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Arrestato il sindaco di Melito per associazione mafiosa

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Arrestato il sindaco di Melito per associazione mafiosa

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MELITO PORTO SALVO – Anche il sindaco in manette. C’è l’attuale sindaco di Melito Porto Salvo, Gesualdo Costantino, eletto con una lista civica appoggiata dal Pd, fra le 65 persone arrestate nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria contro il clan Iamonte.

Costantino, secondo l’accusa, sarebbe colpevole di associazione mafiosa e sarebbe stato eletto con i voti del clan. Il clan Iamonte, secondo gli inquirenti, avrebbe dimostrato “un’elevata capacità di infiltrazione nella Pubblica Amministrazione”, come confermato dall’insediamento nel Comune di Melito di Porto Salvo della Commissione d’accesso nominata dal Prefetto di Reggio Calabria il 25 febbraio 2006. I risultati elettorali conseguenti alle consultazioni amministrative del maggio 2007, sempre secondo gli inquirenti, non avrebbero modificato la situazione, in quanto, nonostante il commissariamento, gli assetti politici sarebbero rimasti pressoché invariati ed il controllo della cosa pubblica si sarebbe mantenuto saldamente in mano a personaggi definiti “vicini, contigui ed intranei” alla consorteria mafiosa. In occasione delle elezioni amministrative del maggio 2007, la cosca Iamonte avrebbe goduto della connivenza della locale classe politica ed in particolare di Gesualdo Costantino, allora consigliere di maggioranza, attuale sindaco e all’epoca dei fatti Vice Presidente della Provincia di Reggio Calabria. La sua elezione sarebbe stata resa possibile grazie all’appoggio fornito dalla cosca. Dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sarebbe emersa l’esistenza di un cartello di imprese che condizionava il mercato ed avrebbe consentito agli imprenditori che ne facevano parte di spartirsi i lavori pubblici banditi dal comune. L’ingerenza della cosca, all’interno municipio, scrivono gli inquirenti, “si è rivelata totale”. Ad assicurarsi l’aggiudicazione dei lavori banditi dagli enti pubblici sarebbe stata spesso un’impresa riconducibile al clan, comunque soggetta al pagamento del “pizzo”, grazie anche alla complicità degli apparati comunali che, nel caso del Comune di Melito Porto Salvo, sarebbe stato “contraddistinto da una gestione clientelare”. Due, in particolare i personaggi che, in ragione della loro collocazione all’interno dell’ufficio tecnico del Comune di Melito di Porto Salvo, avrebbero curato gli interessi della cosca pilotando le gare d’appalto d’accordo con gli imprenditori affiliati. Si tratterebbe di Francesco Maisano, di 51 anni, responsabile dell’ufficio tecnico, e di Domenico Giuseppe Imbalzano, 52.

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