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Guarascio-Fiore: un amore forzato

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Guarascio-Fiore: un amore forzato

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COSENZA – Separati in casa. Da anni. Che tra l’area tecnica e il patron Guarascio non è mai scoppiato il colpo di

fulime, si sà. Così come si sà che da quando, per volontà del sindaco Mario Occhiuto, Guarascio e compani da un altro e Stefano Fiore e Aristide leonetti dall’altro, si sono, nonostante le smentite ufficiali, sopportati a vicenda. Troppo diversi, troppo lontani i loro modi e mondi di vedere il calcio, quello vero, quello del campo, quello dei risultati, quello di cui la città è affamata dal lontano 2003, anno in cui la pedata cittadina, tra alti e bassi, tra proclami di rinascita e promesse dei vari ciarlatani di turno, è stata cancellata dalla mappa del calcio che conta. ma credo che aprire processi sommari, accusare questo o quel presidente, recriminare su quel pareggio o contestare quel gol annullato o quel fuorigioco inestistente, non serve a nulla, serve solo a far del male alla Cosenza calcistica, quella della serie B, quella che vide sfumare la serie A per quel palo di Lombardo o che non partecipò alla spareggio per la classifica avulsa. Tutto è passata, tutto questo è storia, tutto questo è inutile ancora raccontarlo. L’oggi ci dice che il Cosenza è secondo in classifica, distaccato di sei punti dalla lepre Messina, con una squadra ferita nell’orgoglio per i tre schiaffi presi a Noto e con una società “incerottata” e con un serio problema interno: la comunicazione. Sì, perchè il Cosenza di oggi, sembra un pò il teatro dell’improvvisazione, dove si raccontano trattative in corso per l’ingresso di nuovi soci, per poi, esattamente in meno di un valzer di lancette, smentire tutto, si parla dell’imminente allargamento dei quadri societari a Francesco candelieri, uomo immagine del settore giovanile dei Lupi, per poi leggere che la trattativa non è mai esistita e che ci siamo inventati tutto, noi giornalisti. Ovviamente. Si parla di voler rinforzare la squadra in ogni reparto e, invece, gli unici rinforzi arrivati in riva al Crati sono stati un manipolo di under. L’unica eccezione è stata Giovanni Foderaro, preso tra l’altro in regime di svincolo. Si parla di voler incrementare l’affluso dei tifosi allo stadio, ma se poi lo spettacoplo in campo è quello che è, tanto vale, restarsene a casa a godersi il calcio che conta in Tv, o sintonizzarsi sulla radiolina. Si parla, si parla, si parla. Cosenza ha un primato di parole se ne fanno tante, poi di fatti davvero pochi. Succede in tutti i campi. E anche il pallone non ne è immune.

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