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Padre Fedele: rivoglio l’Oasi Francescana
COSENZA – Il “ruggito” del monaco. Nonostante le disavventure giudiziarie, nonostante le difficoltà economiche
del suo “paradiso dei Poveri”, nonostante i problemi di salute, nonostante il “divorzio” dalla chiesa, per via di quella sospensione a divinis, intimatagli dal Vaticano, padre Fedele Bisceglia, non ha perso nemmeno un grammo, della sua proverbiale carica combattiva. Rientrato anzitempo dal Continente nero, per via della bollente situazione politico-sociale che riguarda l’Africa, il padre spirituale dei tifosi del Cosenza e di tutti gli ultras d’Italia, è rientrato a Cosenza, con un obiettivo ben preciso: riprendermi l’Oasi. L’ex frate francescano, è intenzionato a riappropriarsi di quella sua “creatura”, pensata, diretta, ingrandita per dare una mano a tutti i bisognosi. Dice di porterlo fare, attraverso una finestrella giuridica. Una finestra – ha dichiarato ai colleghi di “Mmasciata”, (il progetto-cantiere di cultura giovanile, a cura del collettivo Mmasciata di San Pietro in Guarano, ndr) diretto da Alfredo Sprovieri – dalla quale posso entrare, è dalla parte di sopra, non è stata accatastata e appartiene ancora agli eredi Miceli-Bilotti e uno di loro ha ceduto una parte a Bisceglia Francesco, che ora da questa finestrella vuole entrare”. Il religioso, non l’ha mai nascosto, ce l’ha con gli attuali amministratori della struttura di via Asmara, brandisce carte e se la prende con i soldi che girano davanti alla struttura, chiedendo che ritorni una gestione più vicina alla cultura francescana: “Sono fondi che arrivano dalla Regione – spiega Padre Fedele – che per ogni povero dà 31 euro al giorno. Questi soldi vengono investiti malamente con troppe spese inutili di chi le gestisce. Quando lo facevo io non solo non prendevo nulla di stipendio, ma destinavo direttamente la mia pensione all’Oasi come adesso la devolvo interamente al Paradiso dei Poveri”. Il monaco è coinvinto di farcela. “Ho – dice – dalla mia parte i più grandi alleati: i poveri, gli ultimi, i bisognosi, gli invisibili. E’ dentro loro che c’è Dio”
IL RIENTRO ANTICIPATO DAL CONTINENTE NERO – “Quest’anno ho dovuto anticipare il rientro. Sono stato dapprima in Congo Brazzaville dove abbiamo una clinica e una bambina che ha dieci anni. Ma in Repubblica Centrafricana ci sono stati problemi”. Nel paese centrafricano ricco di uranio, oro, diamanti e petrolio, sono attualmente in corso trattative tra il primo ministro Nicolas Tiangaye, recentemente nominato dal presidente François Bozizé e l’esercito ribelle facente capo alla coalizione “Seleka”, composta da vari movimenti armati provenienti in prevalenza dal Nordest. Tra dicembre e gennaio i guerriglieri erano in marcia verso Bangui reclamando le dimissioni del presidente, la transizione politica fino al 2016, il disarmo e la verità sulla morte di uno dei loro capi Charles Massi. Proprio in quei giorni Padre Fedele si trovava al centro della polveriera: “A Bangui dovevo inaugurare un centro per bambini malnutriti e un refettorio dei poveri costruito dal radiologo Giovanni Perri e in più completare la casa di Jean Paule, un ragazzo africano che è stato con noi quattro anni, molto amico degli ultras e venuto a mancare lo scorso anno. Proprio loro mi avevano consegnato 1.500 euro per completare la struttura e invece sono stato oggetto di una ruberia. Dopo averli cambiati, li ho messi in una borsa e me ne hanno rubati 500. Purtroppo non sono più giovane come una volta e anch’io sono distratto, poi mi avvicinano tutti quanti chiamandomi Papà Noel, ma ce l’ho più con quanto si rubano i politici italiani”.
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