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Boss scarcerato per meriti universitari, il figlio di Fortugno: ”Provo rabbia e disgusto” (VIDEO)
L’ex presidente del Consiglio regionale fu trucidato a Locri durante le elezioni e a lui subentrò Domenico Crea imprenditore della sanità legato alla cosca Morabito.
LOCRI (RC) – Paolo Rosario De Stefano prima di essere arrestato, nel 2009, risulta va inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. Considerato il boss dell’omonimo clan di Reggio Calabria dopo sei anni di detenzione è stato nei giorni scarcerato per meriti universitari. Recluso al 41bis De Stefano ha sostenuto quattordici esami presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. I voti conseguiti, la maggior parte trenta e trenta e lode, lo hanno fatto beneficiare della libertà anticipata. “Provo disgusto e rabbia” ha dichiarato Giuseppe Fortugno, figlio di Francesco Fortugno, assassinato a Locri il 16 ottobre del 2005, intervistato da Klaus Davi per il programma KlausCondicio parlando della scarcerazione del boss, Paolo Rosario De Stefano, per meriti universitari. Il fatto ha provocato una dura interrogazione parlamentare di Marco di Lello, segretario della commissione parlamentare antimafia. “Se la legge lo consente, purtroppo, – ha detto Fortugno – ne prendiamo atto. Certo c’è il disgusto e la rabbia, anche perché essendo io persona offesa per l’omicidio di mio padre, un po’ di rabbia la provo. È un sistema da rivedere”.
Intonto Salvatore Ritorto, il killer del vice presidente della Regione Calabria, Francesco Fortugno che per eseguire l’assassinio ha incassato 70 mila euro ha scritto un libro di poesie, “Il prigioniero libero. Pensieri, emozioni, considerazioni dall’ergastolo”, uscito in libreria in questi giorni. Versi sulla durezza del 41 bis e dell’ esperienza carceraria, sulle ingiustizie subite e sull’isolamento nel quale si trova da oltre nove anni, viste le dure misure carcerarie. Ma il legale di Salvatore Ritorto, Rosario Scarfò, intervistato da Klaus Davi, per il suo programma KlausCondicio mette le mani avanti: “Non è il libro di un pentito. Ritorto non chiede scusa alla famiglia per un semplice motivo, sostiene di non essere lui il killer di Fortugno”. Pronta la replica del figlio di Francesco Fortugno, Peppe, che sempre a KlausCondicio nella puntata successiva dichiara:”Ci sono sentenze definitive. Il processo è stato lungo, articolato e molto sofferto. Le poesie non sono cose che mi possono riguardare. Non lo leggerò né ora né avanti. Il suo libro non mi commuove. Nega di essere stato il killer? Per il processo di mio padre – continua Beppe Fortugno – ci sono stati cinque gradi di giudizio. Il processo è definitivo. Non temiamo una sentenza della Corte Europea, perché sono sicuro al 100 per cento che è lui il killer di mio padre. Chiedere scusa? Non devono farlo ma devono scontare la condanna”. E alla domanda di Klaus Davi: “Chi ha armato Ritorto?” Fortugno risponde:“ Il processo, a mio avviso, è stato fatto molto bene. Rimane una zona grigia, che c’è più in alto, degli organizzatori del killer.”
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