Area Urbana
Cosenza: assolti dall’accusa di usura De Rose e Bevilacqua, il fatto non sussiste
I due erano imputati per più ipotesi di usura e, nel caso del De Rose, anche di un’ipotesi di estorsione collegata ad una delle contestazioni usurarie
COSENZA – Il Tribunale di Cosenza in composizione collegiale (Presidente Ciarcia, a latere Granata e Antico) ha assolto, con la formula “perché il fatto non sussiste”, mancando la prova delle condotte illecite addebitate, De Rose Giuseppe e Bevilacqua Bartolomeo, imputati di più ipotesi di usura e, nel caso del De Rose, anche di un’ipotesi di estorsione collegata ad una delle contestazioni usurarie.
Il Tribunale, così facendo, ha accolto le argomentazioni dell’avvocato Cristian Cristiano, difensore di entrambi gli imputati, disattendendo le richieste della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza che aveva insistito per una condanna, per tutte le ipotesi di reato contestate, ad anni 3 mesi 11 e giorni 20 di reclusione per il Bevilacqua ed anni 3 e mesi 8 per il De Rose oltre a corpose pene pecuniarie.
La vicenda che aveva portato all’iniziale emissione di un’ordinanza cautelare, firmata dal GIP di Cosenza che aveva applicato la misura della custodia in carcere a carico del De Rose e quella degli arresti domiciliari a carico del Bevilacqua, si era inizialmente sviluppata a carico di più imputati, almeno fino all’udienza preliminare dove l’allora GUP aveva disposto un’integrazione probatoria a carico solo del De Rose e del Bevilacqua nonché di altro imputato, poi assolto in quella sede, disponendo l’escussione delle presunte persone offese, in ragione di una serie di contraddizioni emerse tra i diversi verbali di sommarie informazioni resi dalle stesse in tempi diversi ed evidenziate dalla difesa.
Ne era seguito lo stralcio dal processo principale che, di contro, proseguiva in dibattimento a carico di tutti gli altri imputati, poi giudicati con altra sentenza nel mese di luglio. Ieri è arrivata la sentenza di assoluzione anche per il De Rose ed il Bevilacqua a carico dei quali, nonostante le richieste di condanna avanzate dall’Ufficio di Procura, l’istruttoria, fondatasi esclusivamente proprio sulle dichiarazioni rese già in sede di udienza preliminare da tutti i testi escussi e poi acquisite nel dibattimento, aveva consegnato un quadro contraddittorio, non supportato né dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali pur disposte e periziate né dalle attività di riscontro della polizia giudiziaria, rimaste prive di conferma.
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