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Addio ad Amedeo Ricucci, storico inviato della Rai originario di Cetraro

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Addio ad Amedeo Ricucci, storico inviato della Rai originario di Cetraro

Il giornalista è morto nella camera d’albergo di Reggio Calabria nella quale si trovava per realizzare uno speciale del Tg1 sulla ‘Ndrangheta

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COSENZA – Tutti i colleghi lo ricordano come un giornalista profondamente appassionato del suo lavoro. Amava raccontare la realtà, andando là dove succedevano i fatti, per molti anni all’estero, in zone di guerra anche a rischio della propria vita. E’ morto a 63 anni, dopo una lunga malattia, Amedeo Ricucci, storico inviato della Rai. Lo storico inviato della Rai era nato a Cetraro, in provincia di Cosenza, il 31 luglio 1958 e stava male da tempo.

Seguì tutti i principali conflitti e fu anche sequestrato per diversi giorni con alcuni colleghi in Siria. È morto nella camera d’albergo di Reggio Calabria nella quale si trovava per realizzare uno speciale del Tg1 sulla ‘Ndrangheta. Fu inviato di Professione Reporter, Mixer, TG1 e La Storia siamo noi, seguendo i più importanti conflitti degli ultimi vent’anni, dall’Algeria al Kosovo, dall’Afghanistan all’Iraq.

Era con Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nel viaggio in Somalia, che nel 1994 si concluse con l’uccisione della giornalista del Tg3 e del suo cameraman. Era presente anche al momento dell’uccisione del fotografo del Corriere della Sera, Raffaele Ciriello, avvenuta a Ramallah nel 2002. Nel 2013 fu sequestrato in Siria, assieme ad altri tre giornalisti italiani ad opera del Fronte al-Nuṣra. I quattro furono liberati dopo 11 giorni dopo che era stato mantenuto il silenzio stampa per tutta la durata del sequestro. Ricucci sostenne di essere stato scambiato per un agente dei servizi segreti.

Nel 2017 lavorò a un approfondito speciale del Tg1 sui migranti che arrivano in Italia dalla Libia: fu uno dei primi giornalisti occidentali a mostrare com’era fatto un centro di detenzione per migranti, ancora oggi luoghi difficilissimi in cui accedere per un giornalista. Ha ottenuto diversi riconoscimenti fra cui il Premio Javier Valdez (2020), il Premio Carlo Azeglio Ciampi “La Schiena dritta” (2019), il Premio Acqui Storia (2019) per La storia in TV, il Premio Ilaria Alpi (2001), il Premio Giornalisti del Mediterraneo (2012 e 2015).

Amedeo Ricucci, il cordoglio di chi lo conosceva

“Ciao Amedeo, te ne sei andato mentre facevi quel lavoro che tanto amavi – scrivono i colleghi del cdr del Tg1 -. Difficile qui trovare parole che non sembrino scontate, per esprimere il profondo dispiacere e la tristezza per la perdita di un compagno di strada straordinario. Appassionato nel suo essere giornalista, inviato speciale. Amava quello che faceva, raccontare la realtà che andava a scovare negli angoli del mondo e nei momenti più bui, come quelli della guerra. A rischio della propria stessa vita”.

“Inviato per definizione, orgoglio del servizio pubblico – sottolinea l’Usigrai -. Dalla Palestina, dove fu testimone dell’uccisione di Raffaelle Ciriello al suo sequestro, con altri colleghi, in Siria, Amedeo si è sempre battuto per essere dove accadevano le notizie e le storie che il servizio pubblico aveva il dovere di raccontare. Anche a rischio della propria vita. È una perdita per noi giornalisti e per la nostra azienda. L’esecutivo Usigrai si stringe intorno ai suoi familiari e a suoi amici, ricordandolo anche come sindacalista agguerrito, in prima fila nella difesa dei diritti dei lavoratori”.

“Dare voce a chi non ha voce dovrebbe essere uno dei compiti più nobili del giornalismo – scrive su Twitter Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International -. Amedeo Ricucci ne è stato più che all’altezza. Mancherà moltissimo”.

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