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‘Ndrangheta: lo Stato si riprende la Sibaritide
COSENZA – Una miccia per due. Nelle pagine dell’ordinanza di fermo dei sei pluripregiudicati di Trebisacce, c’è tutta la strafottenza criminale
dei soldati dell’Antistato che, avevano intenzione di far saltare in aria due obiettivi sensibili: la caserma dei carabinieri e il Comune. Ma i demoni della ‘ndrangheta, animati da un impeto di onnipotenza, per quel loro desiderio di mettere le mani sul territorio ed eliminare la concorrenza, volevano preparare attentati in grande stile. Non di natura dimostrativa, ma per far male. Il maresciallo dei carabinieri, così come il sindaco e quei commercianti ed imprenditori che avevano deciso di ribellarsi al” vangelo” della “Santa”, dovevano essere puniti. La loro punizione doveva essere d’esempio. Con le cosche non si tratta, non si discute, non ci si ribella. Si paga e basta. Ma i demoni, non sapevano che su di loro c’era la concentrazione delle forze dell’ordine e della magistratura (grande è stato detto in conferenza stampa, dal pool antimafia dlela Dda di Catanzaro, il ruolo avuto dal procuratore capo della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, ndr) che li avevano iniziati a spiare da tempo, da quando cioè avevano deciso di agire contro quei simboli dello stato e della legalità che non permettevano più ai sei di continuare a trasformare quel lungo pezzo della Sibaritide, nella terra di nessuna, nella terra dove lo Stato non esiste, quella fetta di territorio dove vige la legge primordiale dell’odio e della strategia del terrore. Ma lo Stato c’è, è forte, è presente. E ieri ne ha dato l’ennesima dimostrazione.
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