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‘Ndrangheta: sequestro di beni per Domenico Pillari
COSENZA – Patrimoni “macchiati” di mala. Terreni e quote societarie sono state confiscate ieri a Rizziconi dagli agenti della Polizia di stato di Giota Tauro.
I beni, il cui valore è stato stimato in circa 200mila euro, erano nella disponibilità di Domenico Pillari, pregiudicato della Piana. In particolare gli agenti in esecuzione del decreto di confisca emesso dalla Corte d’appello di Reggio hanno posto i sigilli a terreni siti nel comune del Reggino, a una quota della società responsabilità limitata “Edil service s.r.l.” con sede a Rizziconi – formalmente intestata a Maria Antonietta Zappia (moglie del Pillari), al patrimonio e alle quote societarie della “Agrumaria Floreale saf” sempre con sede a Rizziconi e anch’essa formalmente intestata alla moglie e alla sorella del pregiudicato. Confiscata anche un’automobile Volkswagen Golf intestata a Pillari. Un provvedimento emesso, secondo quanto comunicato dal Commissariato di Gioia, a seguito di accertamenti effettuati dalla divisione Anticrimine della Questura e dal commissariato di pubblica sicurezza di Gioia Tauro, su proposta della Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Reggio Calabria.
Domenico Pillari ha precedenti penali quali associazione per delinquere di stampo mafioso, favoreggiamento ed altro, è stato condannato dalla Corte D’Appello di Reggio Calabria il 16 marzo del 2010 per il reato di favoreggiamento aggravato, in quanto ritenuto contiguo al clan di ‘ndrangheta operante in territorio di Rizziconi, capeggiato dalla famiglia Crea. A questa famiglia l’uomo è, tra l’altro, legato anche da vincolo di parentela, essendo cognato di Teodoro Crea, coniugato appunto sua sorella, Angela Pillari.
«Le indagini patrimoniali disposte dal questore Longo – si legge in una nota del Commissariato di Polizia di Gioia – hanno consentito di accertare la disponibilità dei beni oggetto della richiesta di sequestro da parte del Pillari e dei suoi familiari e la sproporzione tra la capacità reddituale del condannato ed il valore economico dei beni oggetto della richiesta di sequestro». I beni confiscati sono stati contestualmente affidati al custode giudiziario, Massimo Giordano, nominato dalla Corte d’appello.
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