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Da Cosenza all’Ucraina, l’inferno della guerra nel cuore ferito di donne e mamme

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Da Cosenza all’Ucraina, l’inferno della guerra nel cuore ferito di donne e mamme

Il dramma e il dolore di mamme e di donne ucraine a Cosenza, dei loro mariti e dei figli rimasti a combattere l’invasore russo

Marco Garofalo

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COSENZA – “Ovunque andranno non avranno un solo momento di tranquillità. Gli occupanti russi riceveranno solo una cosa dagli ucraini: la resistenza. E sarà una resistenza feroce, una resistenza tale che ricorderanno per sempre che non rinunciamo a ciò che è nostro e ricorderanno cos’è una guerra patriottica”. Nelle parole del presidente Volodimir Zelensky è racchiusa tutta l’essenza dell’eroica resistenza del popolo ucraino agli occhi del mondo. Mentre milioni di donne e bambini fuggono dalle città bombardate verso i confini di Romania e Polonia, per poi raggiungere le altre nazioni dell’Europa, soldati ucraini e civili volontari imbracciano le armi per difendere la loro terra e resistere all’invasione delle truppe di Putin.

Tra loro ci sono anche i due figli di Irina Seredjuk una donna ucraina che vive a Cosenza insieme alla sorella Alina e a centinaia di altre donne. Lacrime di dolore solcano il loro viso, la paura si legge nei loro occhi mentre raccontano quello che stanno vivendo in questi giorni. Perché in questa assurda guerra c’è anche il dramma di mamme e di donne lontane, dei loro mariti e dei figli rimasti a combattere l’invasore russo, ma anche di migliaia di uomini emigrati e pronti a tornare nel loro Paese per unirsi alla resistenza. Irina e Alina sono arrivate in Italia dall’Est in cerca di una vita migliore. Oggi si ritrovano a vivere giorni di angoscia attraverso i messaggi che ricevono su WhatsApp, le telefonate di amici e parenti rimasti in Ucraina e le immagini delle città assediate che scorrono a fiumi su Internet e nei TG nazionali. Nelle loro case le foto delle zone in cui sono nate e cresciute e che oggi sono diventate il teatro di uno spettacolo che mette in scena una tragedia immane, che fino a qualche giorno fa non era nemmeno immaginabile.

Non riesco a descrivere con le parole quello che sento dentro – racconta Irina devastata dal dolore. Ho due figli militari e si trovano uno a Kharkov e l’altro a Leopoli e il più piccolo di loro due sta combattendo. Poi ho un terzo figlio qui con me che vuole partire per raggiungere gli altri a difendere il suo Paese. Non trova pace, vuole andare e dice di sentirsi un disertore se rimane qui. È drammatico quello che si sente ogni giorno: ragazzi che muoiono mentre quello che dovrebbero fare alla loro età è vivere la vita, innamorarsi e pensare al loro futuro. Ma oggi quale futuro possono avere? Cosa li aspetta domani? Tu fai crescere un figlio ed hai un nemico che te lo può ammazzare in qualsiasi momento. Quante mamme vivono l’angoscia di rivedere i loro figli in una bara? Come si deve sentire una mamma che ha dato tutto per i figli? Non è giusto”.

Alina invece viene da Nadvirna nella regione dell’Oblast’ di Ivano-Frankivs’k. Li ha lasciato la mamma che vive da sola “sono da vent’anni in Italia. Ho da poco perso mio padre mentre mia madre è riuscita a guarire dal Covid dopo 3 mesi di lotta e dove nessuno ci aveva dato speranza. Dio ci ha aiutato. Lei è rimasta sola la e non riesco nemmeno ad immaginare cosa stia passando. Perché combattono? Perché la Russia senza l’Ucraina non può stare – dice Alina. Pure noi credevamo di essere fratelli. Tanti di loro sono venuti a casa mia, si sono seduti al mio tavolo ed hanno mangiato con me. Ma evidentemente non era così. Ho un rabbia dentro che non so spiegarla. Quello che posso dirvi e che non voglio vedere nessun russo, siamo diventati nemici. Per me è finita. Loro aspettano che arrivi il panico. La paura di morire tutti c’è ed è reale”.

Irina e Alina, ma anche Hrystyna, Kateryna Larysa, Myroslava, Yana e tante altre donne che vivono tra la paura e il coraggio. Tutte si dicono pronte a lasciare nuovamente l’Italia per tornare a difendere il loro Paese. “L’Ucraina non è ancora morta, né la sua gloria né la sua libertà” dicono le parole dell’inno nazionale cantato nei rifugi e nelle metropolitane. “A noi, giovani fratelli, il destino sorriderà ancora. I nostri nemici scompariranno come rugiada al sole e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero. Non è ancora morta la gloria dell’Ucraina“.

 

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