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Green pass, in Regione pochi dipendenti senza il certificato verde

Calabria

Green pass, in Regione pochi dipendenti senza il certificato verde

Alla Cittadella regionale si lavora con tranquillità nel primo giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo green pass: “Negli ultimi giorni si registra un incremento di adesioni al centro vaccinale interno”

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CATANZARO – Nessun intoppo alla Cittadella regionale nel primo giorno dall’entrata in vigore dell’obbligo di presentare la certificazione verde sul luogo di lavoro. Il palazzo, sede della Giunta regionale della Calabria, ospita un punto vaccinale anti Covid che, negli ultimi giorni, ha segnato anche un incremento di adesione al vaccino proprio in vista della obbligatorietà del certificato verde.

“La Regione – ha detto Sergio Tassone, direttore generale dipartimento organizzazione e risorse umane – con la sua complessità, considerato che conta 4mila dipendenti dal Pollino allo Stretto, ha registrato una adesione alta, quindi il numero di persone senza green pass sarà ridotto”.

Chiunque dovesse essere sorpreso senza green pass, è stato spiegato, non sarà immediatamente sospeso ma se la situazione dovesse riproporsi per più giorni consecutivi allora scatterà la sospensione dal servizio e dagli emolumenti.

“Al momento – ha spiegato Salvatore Lopresti, responsabile sicurezza e salute dei lavoratori e responsabile privacy – non risultano persone senza green pass o che hanno manifestato dissenso, anche perché la possibilità è triplice: green pass da guarigione, tampone o vaccino”. In Calabria ogni sede della Regione ha un verificatore, ma il numero può variare a seconda della complessità dell’ufficio. A fare i controlli che sono quotidiani, possono essere i vari verificatori e il datore di lavoro Lopresti, delegato dal presidente della Regione. “Possono, oltre a quelli quotidiani, esserci, e ci sono – ha aggiunto Lopresti – controlli a campione per ogni ufficio”. Non esistono elenchi dei controlli effettuati sui quali appuntare nominativi o scadenze del certificato “verde”, “il motivo – ha chiarito il responsabile privacy – è legato proprio al trattamento dei dati personali che non possono essere appannaggio di tutti”.

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