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“Archimede”, illeciti nell’alto Tirreno cosentino. Chiuse le indagini per 17 persone

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“Archimede”, illeciti nell’alto Tirreno cosentino. Chiuse le indagini per 17 persone

L’inchiesta che ha ricostruito una serie di presunti illeciti riguardanti appalti e affidamento di servizi in diversi comuni

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PAOLA (CS) – Avviso di chiusura delle indagini preliminari nei confronti di diciassette indagati, finiti nell’operazione dei carabinieri di Scalea denominata ‘Archimede’. Nel registro figurano, tra gli altri, il sindaco di San Nicola Arcella Barbara Mele, tre responsabili degli Uffici tecnici di Comuni dell’alto Tirreno cosentino, vari imprenditori e un tecnico dell’Arpacal. In particolare, la Procura di Paola ha coordinato l’inchiesta che ha ricostruito una serie di presunti illeciti riguardanti appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’alto Tirreno cosentino, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato, in diversi comuni tra cui San Nicola Arcella, Diamante e Buonvicino. Inoltre, dalle indagini è emerso che taluni imprenditori violando gli obblighi contrattuali assunti con Comuni. L’inchiesta ha portato alla luce anche ben 91 determine con cadenza mensile o trimestrale per prorogare la gestione di un servizio con affidamento diretto. Riscontrati anche inadempimenti in riferimento alla gestione degli impianti di depurazione. Alcuni comuni avrebbero smaltito fanghi di depurazione senza adeguato trattamento in terreni agricoli anziché mediante conferimento in discarica autorizzata, anche attraverso lo sversamento del refluo fognario in un collettore occulto.

In alcune circostanze gli investigatori hanno accertato come fossero state immesse nelle acque sostanze chimiche in assenza di un preciso dosaggio rapportato alle caratteristiche microbiche delle acque, con la finalità di occultare la carica batterica delle acque prima dei previsti controlli, la cui esecuzione veniva in anticipo e preventivamente comunicata al soggetto da controllare da parte di un tecnico dell’Arpacal che, violando il segreto d’ufficio, avrebbe concordato direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre che la scelta del serbatoio da verificare, così determinando una alterazione della genuinità delle analisi effettuate. “A differenza di altre investigazioni, grazie al tempestivo intervento dei carabinieri di Scalea è stato possibile intervenire nella fase iniziale dell’attività di inquinamento del territorio e delle acque”, aveva evidenziato in conferenza stampa il procuratore di Paola, Bruni sottolineando come “i militari fossero pronti ad intervenire per evitare che questo tipo di reato potesse produrre ulteriori conseguenze dannose sia per l’ambiente che per la salute pubblica. Sul possibile rapporto con altre inchieste svolte sull’Alto Tirreno cosentino, Bruni ha parlato di un collegamento soggettivo con le operazioni inerenti appalti e logge”.

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