Calabria
Contagi, ricoveri e il rischio zona gialla “ma non significa lockdown o coprifuoco”
In Sicilia, Sardegna e Calabria, rispetto ad altre regioni, incide l’alto tasso di turismo con un notevole aumento della popolazione
COSENZA – Sicilia e Sardegna su tutte, ma anche Calabria a forte rischio tra una decina di giorni. Con l’avanzare dei contagi e l’aumento inevitabile dei ricoveri in area medica e terapie intensive, sono queste tre regioni le principali indiziate che rischiano di finire per prime in zona gialla, anche se poco potrebbe cambiare per i cittadini, soprattutto per chi ha completato la vaccinazione ed è provvisto del green pass, strumento necessario per evitare a strutture ed esercizi commerciali di dover richiudere.
Nessuna preclusione al ritorno alla normalità
“I dati ci indicano che, probabilmente, ci potrebbe essere anche un passaggio in zona gialla di alcune Regioni, una su tutte la Sicilia. Però anche sotto questo aspetto dobbiamo fare una riflessione: ad oggi, così come previsto, e con anche la modifica dei parametri che abbiamo fatto circa un mese fa, passare in zona gialla significa sostanzialmente reintrodurre le mascherine all’aperto e il limite dei quattro posti a sedere a tavola per quanto riguarda i locali al chiuso. Tutto il resto rimane invariato: assolutamente nessun lockdown o coprifuoco. Anche con la zona gialla tutte le attività sostanzialmente sono permesse: il passaggio al giallo non preclude il percorso di ritorno graduale alla normalità”. Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa parlando proprio delle regioni che potrebbero cambiare colore. “Credo – ha aggiunto – che sia stata l’introduzione del green pass come elemento di garanzia a permetterci, anche qualora una Regione passasse in zona gialla, di non operare con chiusure o con passi indietro: dico oggi grazie all’introduzione del green pass”.
Un errore tenere le discoteche chiuse
“Per quanto mi riguarda la coerenza rappresenta un valore. Mi rendo conto che siamo in presenza di un governo con sensibilità diverse, e a volte non è stato facile trovare una sintesi, ma per quanto concerne l’apertura delle discoteche a mio avviso abbiamo fatto un errore. Sarebbe stato opportuno, una volta stabilito che il green pass era uno strumento a garanzia della sicurezza e della tracciabilità, riaprire gradualmente le discoteche”, anche contro fenomeni di autogestione e per opportunità di fare screening” ha evidenziato ancora il sottosegretario alla Salute Andrea Costa che spiega “quando al governo ci sono sensibilità diverse ognuno cerca ovviamente di fare prevalere la propria posizione. La mia era quella di aprire le discoteche, e con il green pass questo significava da un lato garantire a certe attività di poter ripartire e contestualmente poter gestire meglio quei fenomeni di autogestione che invece continuiamo a vedere e nei confronti dei quali siamo talvolta impotenti. Questa era la mia posizione, dopodiché all’interno del governo – ha detto ancora Costa – è prevalsa la soluzione di non prevedere la riapertura delle discoteche ma lo stanziamento di risorse per, ovviamente, sostenere questo comparto. Ancora oggi – ha concluso il sottosegretario alla Salute – a distanza di settimane, credo sarebbe stato più opportuno una riapertura graduale, perché pensiamo solo a quanti tamponi avremmo potuto fare ai tanti ragazzi che volevano entrare in discoteca e quanti positivi potevamo trovare, scoprire ed isolare: poteva anche venire fuori una sorta di screening in alcune realtà del nostro Paese. Prendo atto che la mia posizione, condivisa con il collega Sileri, all’interno del governo non ha trovato il giusto sostegno per essere condivisa e portata avanti”.
A Ferragosto raggiunto plateau, casi in lento calo
“I dati sui contagi da Coronavirus ci dicono che il plateau è stato raggiunto intorno a Ferragosto. Oggi, con oltre 200 mila tamponi e 5.273 positivi possiamo osservare che la curva comincia lentamente a scendere”. Lo ha detto all’ANSA Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma. “I dubbi permangono sul numero dei decessi, poiché non sappiamo se le 54 persone che hanno perso la vita a causa del Covid nelle ultime 24 ore fossero o no vaccinate, che età avessero e se soffrissero di altre patologie – spiega – insomma, sono dati che non consentono di fare un ragionamento. Certamente da notizie spot che mi arrivano da alcuni ospedali sembra che il 99% dei pazienti in terapia intensiva non abbia ricevuto la somministrazione del vaccino“. Sulla situazione più critica di Sicilia, Sardegna e Calabria, rispetto ad altre regioni, Ciccozzi commenta: “Si tratta di zone ad alto tasso di turismo, dove c’è un notevole aumento della popolazione per via dell’estate e inoltre il numero dei vaccinati è più basso. In particolare in Sicilia i numeri non sono in calo”. “Comunque – conclude – la curva dei contagi sta cominciando a scendere e questo fa ben sperare. Diciamo che non stiamo messi male. E per l’autunno se si arriverà all’80% di vaccinati entro la fine di settembre, mantenendo distanziamento e mascherina, potremmo cominciare a stare un po’ più tranquilli”.
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