COSENZA – Nuova protesta delle Fem.In Cosentine in lotta. Questa volta la loro attenzione si è spostata sulla sicurezza e contro la violenza di genere. Chiedono maggiori controlli in città e meno manifestazioni da passerella. A scatenare la reazione del gruppo, sempre attivo e attento alle criticità del territorio, è stata la recente inaugurazione della panchina rossa dinanzi la Questura di Cosenza. Ieri sera, un gruppo di attiviste ha esposto uno striscione che recita ‘Tre violenze di genere in 24 ore, delle panchine che ce ne facciamo? Ipocriti’ e gettato del liquido rosso davanti la panchina, nonostante la presenza delle telecamere di videosorveglianza.
“Le tre violenze avvenute negli ultimi due giorni – scrivono sui social – sono sintomatiche rispetto a come viene trattata la violenza di genere da parte degli enti locali e il fato ha voluto che queste si siano verificate in concomitanza con la squallida, becera e falsa inaugurazione, come a voler rivelare la vostra ipocrisia. Perché di ipocrisia si parla: un vano tentativo di lavarsi la coscienza dal sangue di migliaia di donne ammazzate, picchiate e violentate che potevano essere salvate se solo le istituzioni si comportassero da tali”.
“Del resto, se le panchine potessero parlare, specie quelle rosse contro la violenza sulle donne, vi racconterebbero atroci verità e vi svelerebbero il volto ambiguo di chi con tanto baldanzoso sforzo si affanna a commissionarle e inaugurarle in pompa magna. Siccome, purtroppo, le panchine non parlano, allora ve le cantiamo noi quattro; a chi dice “Venite e fidatevi di noi” rispondiamo a gran voce: Voi chi? Quellə che da anni ignorano i centri e le reti territoriali antiviolenza in favore di strutture “amiche” che ben poco hanno a che vedere con le case rifugio di cui necessitano le donne vittime di violenza? Quellə che hanno istituito uno sportello antiviolenza dentro la questura, senza rendere noto da chi sia gestito, se e come chi ci lavora sia stato formato, ma soprattutto violando i principi cardine della privacy e della tutela della vittima, senza tenere in conto la volontà e la consapevolezza della stessa? Quellə che negli uffici per l’immigrazione vessano, deridono e umiliano le nostre sorelle e che, anche in questo caso, ignorano le reti esistenti sul territorio? Quellə che dichiarano durante eventi pubblici che la maggior parte delle violenze denunciate dalle donne sono false? Quellə che sgomberano donne e bambinə indigenti? Quellə che da oltre 10 anni ignorano le segnalazioni, corredate di targa, dei molestatori che si aggirano in università? Quellə che rispondono alle donne che subiscono violenza “non ci possiamo fare niente”, “cumprati nu bazooka” o “stai attenta e non uscire da sola?”.
Gli stessi che invece agiscono celermente quando si tratta di intimarci, non proprio carinamente, di rimuovere un banalissimo striscione contro le discriminazioni per identità di genere e orientamento sessuale, adducendo come motivazione che di fronte le sedi istituzionali, come la prefettura, non si può affiggere niente? Quellə che per agire aspettano che le donne denuncino 3, 4 o milioni di volte, sempre se ne hanno il tempo prima di venire ammazzate? Quellə che da anni denunciano e arrestano attivistə per i diritti umani? Quellə che speculano sui nostri corpi per giustificare le proprie manie securitarie, razziste e classiste, e peggiorare la nostra condizione? Ci perdonino queste persone per bene ma non ci adattiamo alle loro scene, anzi scenate: della questora, della prefetta, del procuratore, della procuratrice aggiunta, delle istituzioni che rappresentano e di tutto il carrozzone non ci fideremmo neanche se fossero le ultime persone sulla faccia della terra, e non ci rassicura il fatto che la maggior parte di queste siano donne, perché conosciamo bene il loro operato. Abbiamo visto le nostre sorelle picchiate, vessate e ostacolate, siamo state spesso vittime della vostra violenza e della vostra colpevole inefficacia. Siccome per voi è facile lavarvi il sangue dalle coscienze, allora ve ne portiamo un po’ davanti la vostra porta. È il nostro sangue, quello di tutte quelle donne che non hanno più voce, lavate anche questo se avete il coraggio e se ci riuscite! DA OGGI IN POI A DOVER STARE ATTENTE NON SIAMO PIÙ NOI!”.
