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Operazione Chirone, “la cosca controllava il distretto sanitario”

REGGIO CALABRIA – L’operazione Chirone – personaggio della mitologia greca –  oltre all’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare e di documentare gli assetti organizzativi della cosca Piromalli, ha consentito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari nei confronti di alcune società per circa 8 milioni di euro. Secondo gli investigatori, in quel contesto avevano assunto una posizione di particolare rilievo due medici Giuseppantanio e Francesco Michele Tripodi, quest’ultimo genero del decano Piromalli Girolamo alias “Don Mommo”. I due fratelli recentemente deceduti (nel 2018), nonché il figlio di Francesco Michele, Fabiano, sono tutti medici. I primi due, nel tempo, hanno ricoperto vari incarichi nelle Aziende Sanitarie di Reggio Calabria, Gioia Tauro, Palmi e Tropea, mentre Fabiano Tripodi è risultato figura di riferimento degli assetti societari operanti nel settore sanitario della Minerva srl, Mct Distribution & Service srl e Lewis Medical srl.

Gli interessati – secondo quanto riferito dagli inquirenti – forti delle posizioni ricoperte nel tempo nel comparto sanitario regionale e avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dall’appartenenza alla cosca “Piromalli”, hanno compromesso il sistema gestionale dei Distretti sanitari dell’ASP di Reggio Calabria, acquisendo in tale ambito una posizione dominante. Al riguardo, è emerso come, tra le altre, siano state alterate le procedure di nomina dell’attuale Direttore del Distretto Tirrenico dell’ASP di Reggio Calabria, dott. Salvatore Barillaro, la cui nomina fu frutto di precisa volontà dei Tripodi, cosa che ha permesso loro di controllare quel distretto sanitario, sia per le forniture di dispositivi medici, che per influenzare i trasferimenti del personale.

Infatti, attraverso l’azienda “M.C.T.”, riconducibile al sodalizio, e alla Lewis Medica, che faceva da “schermo”, essendo aggiudicatrice di appalti di fornitura presso l’ASP di Reggio Calabria, la cosca riusciva ad ottenere gli ordinativi per la fornitura dei materiali medicali presso i presidi dell’Asp di Reggio Calabria, in particolare presso gli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e presso l’A.O. del capoluogo. I proventi di dette forniture venivano ripartiti, tra la M.C.T. di Gioia Tauro e la Lewis Medica di Lamezia Terme nella misura del 50% (il tutto al fine di eludere le disposizioni in

materia di prevenzione patrimoniali, ragione per la quale sono oggetto di sequestro preventivo).
Le aziende riuscivano ad accaparrarsi le forniture di prodotti medicali negli ospedali e poliambulatori reggini, sia ricorrendo a procedure di affidamento diretto, sia attraverso un collaudato sistema di corruttela del personale medico e paramedico, deputato ad eseguire la richiesta di approvvigionamento; venivano, infatti, registrati diversi episodi di corruzione, che riguardavano oltre a regalie di diverso genere, l’elargizione di contributi legati a percentuali su commesse garantite alle ditte, che variavano dal 2,5 al 5% a seconda del prodotto e dell’ordine effettuato.

Inoltre, è stato documentato come l’organizzazione godeva di una via preferenziale per le liquidazioni dei mandati di pagamento in favore del laboratorio clinico Minerva srl, di Gioia Tauro, convenzionato con il SSN e direttamente riconducibile ai Tripodi. L’indagine ha permesso di dimostrare come i soci della M.C.T., erano pienamente consapevoli di quali fossero i contatti “mafiosi” a cui potevano rivolgersi al fine di ottenere le aggiudicazioni delle forniture, dimostrando così la loro piena intraneità ai sodalizi criminali della piana di Gioia Tauro, tanto che alcuni dei soci occulti, erano in grado di interloquire con esponenti di vertice delle altre cosche. L’indagine, ancora, ha permesso di confermare la necessità del reciproco riconoscimento tra cosche, infatti è stato documentato come i soci della MCT, per “lavorare” all’interno del nosocomio di Polistena, hanno dovuto necessariamente “interloquire” con esponenti mafiosi locali. I Tripodi, quindi, costituivano i principali interlocutori della cosca Piromalli nei rapporti con il sodalizio dei Mancuso, operante nella provincia di Vibo Valentia. I Tripodi, inoltre, per il principio della solidarietà mafiosa, provvedevano al sostentamento delle famiglie degli appartenenti alla cosca.

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