Giovane calciatore del Cosenza sospeso, l’avvocato: “allontanato per il suo cognome”

COSENZA – Pronipote di un noto boss del catanese Nitto Santapaola, il padre di Pietro, giovane attaccante della Primavera del Cosenza, è stato condannato in primo grado a 12 anni di carcere per mafia. E proprio il suo cognome sarebbe diventato ‘ingombrante‘ tanto da essere stato sospeso dalla squadra rossoblù. La vicenda che riguarda il giovane Pietro Santapaola l’ha raccontata l’avvocato siciliano Salvatore Silvestro, che ha già interessato la giustizia civile e sportiva, sostenendo che il ragazzo è stato “emarginato dalla squadra esclusivamente alla luce dei precedenti del padre”.

L’avvocato ha presentato una denuncia ai carabinieri di Messina e ha trasmesso gli atti anche alla Procura di Cosenza. Il motivo del suo allontanamento dalla squadra non è stato mai chiarito dalla società nonostante la richiesta di spiegazioni. Secondo l’avvocato, i primi giorni di marzo avrebbe ricevuto un messaggio nel quale era chiara la volontà del club di rescindere il suo contratto. “È stato trattato come un criminale, ghettizzato, e quando ho chiesto spiegazioni via mail al presidente del Cosenza non ho ricevuto alcuna risposta. Inoltre, la decisione, non gli è stata comunicata dal presidente, bensì da altri dirigenti”. Il giovane a causa di quanto accaduto sta vivendo un periodo di forte sconforto, visto che si ritiene trattato ingiustamente. La società rossoblu e il presidente del Cosenza Calcio Eugenio Guarascio al momento, non hanno risposto con comunicazioni ufficiali rispetto alla grave vicenda.