Italia
Ecco il vaccino monodose della Johnson&Johnson. Ad aprile in Italia le prime dosi
Funziona con una dose singola, non ha bisogno di richiami e non necessita di grosse catene del freddo. Può essere conservato in un frigorifero comune
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La Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha autorizzato l’uso in emergenza del vaccino monodose della Johnson&Johnson. E’ il terzo vaccino approvato in Usa dopo quelli di Pfizer-BioNTech e di Moderna. La J&J ha promesso di fornire agli Stati Uniti 100 milioni di dosi del suo vaccino entro la fine di giugno. Queste si aggiungeranno alle 600 milioni di dosi su cui si sono impegnate Pfizer-BioNTech e Moderna entro la fine di luglio. Nel complesso ci sarebbero quindi abbastanza dosi per coprire ogni americano adulto. Il vaccino Johnson&Johnson ha dimostrato di avere nella sperimentazione clinica negli Usa un’efficacia del 72%.
Il vaccino anti-Covid Johnson & Johnson dovrebbe essere approvato anche dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) all’inizio di marzo. Le prime dosi potrebbero arrivare ad aprile in Italia non appena avrà l’ok dell’Ema, l’autorità regolatoria europea e dell’Aifa, l’agenzia italiana. Lo ha detto il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. Il vaccino monodose di Johnson&Johnson è un “vaccino in più. Ne dobbiamo avere diversi – ha rilevato – perché c’è una domanda importante”. Con la Commissione Europea “c’è un accordo di prelazione per 200 milioni di dosi fino alla fine dell’anno e, di questi, 27 milioni sono per l’Italia. Contiamo già nel secondo trimestre di consegnare alcune dosi, da aprile. Ma il grosso avverrà nel secondo semestre”. Il vaccino di Johnson&Johnson, ha proseguito, “funziona con una dose singola, non ha bisogno di richiami” e “non necessita di grosse catene del freddo, perché può essere conservato in un frigorifero comune”. Quanto alla capacità dell’Italia di produrre vaccini, il presidente di Farmindustria ha detto che “a fine anno potremmo immaginare di avere una produzione italiana, o quantomeno una partecipazione alla produzione anche da parte italiana, perché questa è stata una corsa di collaborazione scientifica già nella ricerca mondiale”
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