Calabria
Bracciante ucciso da un’auto, migranti San Ferdinando: “Non siamo braccia ma uomini”
I lavoratori braccianti della tendopoli di San Ferdinando oggi in sciopero dopo la morte di Gassama Gora per chiedere casa, diritti e dignità.!–more–>
SAN FERDINANDO (RC) – E’ stato tolto il blocco attuato dai braccianti stranieri al quadrivio Sbaglia di Gioia Tauro nell’ambito di una manifestazione indetta per chiedere interventi immediati dopo la morte di un migrante travolto e ucciso da un’auto la scorsa settimana. La situazione della circolazione stradale è tornata alla normalità. La decisione è stata presa dai manifestanti dopo che una delegazione di loro ha incontrato il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio. Al primo cittadino della città del Porto, i migranti hanno ribadito il loro stato di disagio per le condizioni di vita in cui sono costretti e per il fatto che nei loro spostamenti dalle abitazioni ai luoghi di lavoro e viceversa siano costretti ad utilizzare mezzi non idonei per la mancanza di mezzi di trasporto pubblico locale. Alessio ha assicurato che comunicherà le loro richieste alla Regione e al Corap (il Consorzio di gestione delle aree industriali calabresi), per chiedere che si mettano in sicurezza la strada utilizzata dai lavoratori stranieri, che è di competenza del consorzio, e consentire l’ attraversamento in sicurezza. A seguito dell’incontro i manifestanti hanno deciso di interrompere il blocco.
“Un altro fratello ucciso, un’altra morte che si poteva evitare”. Dopo l’incidente costato la vita ad un migrante oggi i lavoratori della terra sono in sciopero: “Non troverete nessuno di noi nei campi, nei magazzini e nelle serre. Siamo stanchi di essere sfruttati e ammazzati dagli stessi che di giorno ci obbligano a lavorare senza contratti né garanzie nei campi, a vivere come animali e la sera ci tirano giù come birilli, perché la vita di un africano non conta”.
“Non siamo braccia, siamo uomini”
“Da decenni ormai veniamo qui per lavorare e senza le nostre braccia non ci sarebbero frutta e verdura né sugli scaffali, né sulle tavole ma questo non importa. Nonostante le promesse – scrivono i manifestanti – che arrivano ad ogni stagione, per noi non ci sono mai stati e continuano a non esserci alloggi decenti, contratti regolari, certezza e celerità nel rinnovo dei documenti, con lungaggini che ci costringono a rimanere qui per mesi. Noi possiamo andare a lavorare ovunque, ma chi raccoglierà le vostre arance? Chi pianterà i vostri ortaggi? Oggi nessuno di noi andrà al lavoro. Neanche un frutto verrà raccolto. Vogliamo mostrare a chi tanto ci disprezza, a chi ci considera solo degli schiavi cosa sarebbe la Piana senza i lavoratori africani. Non vogliamo privilegi, non vogliamo aiuti, non vogliamo elemosine. Pretendiamo diritti e dignità, diciamo basta ai morti sul lavoro, basta agli “incidenti” che a noi costano ferite se non la vita, basta sfruttamento. Vogliamo casa, diritti, documenti e lavoro regolare, vogliamo vivere una vita dignitosa come ogni essere umano meriterebbe. Schiavi mai!”.
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