Cosenza
Cosenza zona rossa e doveri del Comune, Rende: “misure di assistenza alla popolazione”
Consigliere comunale di Italia Viva, Bianca Rende: “moltissime famiglie resteranno senza un reddito, sia pure precario, famiglie molto spesso con bambini. A questo punto chiediamo cosa farà il Comune per essere vicino a queste persone”
COSENZA – “La folle estate senza limiti, che ha messo a repentaglio i sacrifici fatti durante i mesi della fase uno, e l’incapacità ormai universalmente riconosciuta (tranne che da chi li ha nominati!) dei Commissari alla Sanità, hanno prodotto la drammatica situazione nella quale ora ci troviamo, con penuria di posti letto nell’ospedale hub, debolezza degli spoke e incomunicabilità tra medici di famiglia e Unità speciali di continuità assistenziale. In una parola, il caos.” Così dichiara Bianca Rende, consigliere comunale Italia Viva – Cosenza. “Stando così le cose, dichiarare la Calabria zona Rossa, malgrado i bassi numeri delle terapie intensive, credo fosse a questo punto indispensabile, – sottolinea – per mettere in salvaguardia la popolazione e il lavoro dei medici, già in agitazione all’Annunziata, per turni massacranti e condizioni di lavoro inaccettabili. Ora però si apre come una voragine la questione economica e sociale, alla quale non possiamo pensare che le misure governative possano rispondere in maniera esauriente perché chi conosce la nostra economia, sa bene che larghe percentuali dei soggetti sono in nero e quindi sfuggono ai canali ufficiali dell’INPS.
Moltissime famiglie di Cosenza resteranno senza un reddito, sia pure precario, famiglie molto spesso con bambini. A questo punto chiediamo cosa farà il Comune per essere vicino a queste persone. Vogliamo pensare che l’attività solidale delle benemerite associazioni di volontariato che nella fase 1 hanno supplito alla assenza degli interventi pubblici non possano essere messe in piedi dall’istituzione comunale? Urge stare vicini ai nostri cittadini più soli e indifesi, sentirli con una telefonata, chiedere di cosa hanno bisogno, proporgli un piatto caldo. Per questo ho chiesto, durante l’ultimo consiglio, che tutti i dipendenti comunali assegnati alle strutture comunali chiuse vengano temporaneamente assegnati, magari in smart working, alla rete dei servizi sociali e della protezione civile comunale. Mentre sollecitiamo il Sindaco a sospendere le attività in presenza in quegli istituti scolastici in cui si è manifestato un preoccupante numero di casi, ci preoccupiamo di quegli alunni che, con la didattica a distanza rischiano di rimanere indietro e di alimentare dispersione, se non adeguatamente supportati da una collettività attenta ai loro bisogni.
E’ allarmante aver letto, in un report dell’Associazione San Pancrazio, che opera nel centro storico, che il 25% alunni ha abbandonato gli studi dopo lockdown spesso per mancanza di connessioni internet adeguate. Ci siamo preoccupati di sapere di quali bambini e famiglie si tratta? Non viviamo a New York, sono numeri gestibili che vanno affrontati in maniera capillare. Ho chiesto che sia verificata ed eventualmente potenziata la qualità della linea internet nella città vecchia perché nessun ragazzo può restare indietro nella didattica a distanza. Altra questione urgente riguarda la raccolta dei rifiuti Covid rispetto alla quale vanno applicate tutte le procedure di sicurezza per gli operai della ditta specializzata e comunicate con maggiore efficacia di oggi le procedure speciali per il conferimento e la raccolta. In una città in cui la raccolta differenziata già non funziona, rischiamo la bomba epidemiologica nei condomini in cui sono presenti contagi. Sulla sanità l’attenzione dev’essere massima e bisogna sollecitare le autorità regionali e provinciali ma non possiamo nasconderci le responsabilità interamente comunali che ricadono come macigni sul curriculum di questa amministrazione, che sarà certo ricordata per le piazze e le fontane, ma anche come quella che ha bloccato la costruzione di un nuovo ospedale che sarebbe servito come l’aria e con il quale, iniziando a suo tempo, oggi non saremmo in queste condizioni.
Oggi, volendo e potendo offrire un supporto concreto, oltre ad alimentare il canto delle prefiche, si dovrebbe predisporre nell’emergenza una residenza per le quarantene domiciliari di chi non ha possibilità di separare i propri spazi vitali con quelli del resto della famiglia e rischia, perciò, di diffondere ulteriormente i contagi. In molte città d’Italia, infatti, il Comune ha proceduto all’individuazione di strutture e alloggi di accoglienza per personale sanitario operativo e lavoratori nei servizi essenziali, cittadini sottoposti a quarantena anche volontaria, che non hanno la possibilità di dimorare presso il proprio domicilio. Tutto ciò per arginare il contagio in ambito familiare o tra chi vive in strutture collettive. E’scandaloso, ad esempio, che un presidio sanitario di eccellenza, come il Mariano Santo, sia chiuso da due anni mentre sarebbe stato fondamentale il suo ripristino in questo periodo.
Un’ultima questione: riteniamo che le tariffe per i tamponi e i test presso le strutture private debbano essere calmierate. Oltre 50 euro a test, per ogni tampone sta diventando una “tassa” aggiuntiva e insostenibile per i cittadini di Cosenza. Nel Lazio, ad esempio, c’è una tariffa calmierata a 22 euro per test antigenici molecolari e anticorpi. Credo si debba spingere per la stipula delle necessarie convenzioni e che la Regione normi e sottoponga a tariffa i tamponi, con regolare prescrizione medica, presso strutture private, fintantoché il pubblico non risulti in condizione di funzionare adeguatamente e in tempi accettabili.”
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