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La Calabria rischia il lockdown. Tutto dipenderà dai nuovi dati sul contagio dell’ISS

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La Calabria rischia il lockdown. Tutto dipenderà dai nuovi dati sul contagio dell’ISS

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Il nuovo Dpcm arriverà nelle prossime ore e con esso la scelta delle “zone rosse”, nelle quali rischia di finire la Calabria fino ai primi di dicembre, in linea con i nuovi dati sul monitoraggio del contagio dell’ISS che saranno diffusi nel pomeriggio. Il tentativo che si sta facendo è comunque quello di non paralizzare il Paese: non un lockdown rigido, ma chiusure simili al modello tedesco. Nuovo incontro tra Governo e Regioni

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COSENZA – Coprifuoco la sera in tutta Italia con tre Regioni – Lombardia, Piemonte e Calabria – che rischiano di dover adottare le misure più restrittive, compreso un vero e proprio lockdown fino al 4 di dicembre. Prende forma il nuovo Dpcm che il governo dovrebbe varare entro questa sera, anche se sono diversi i punti ancora in sospeso, proprio a partire dall’orario in cui scatterà il tutti a casa e l’utilizzo dell’autocertificazione anche di giorno. Se infatti da una parte il ministro della Salute Speranza spinge per l’autocertificazione a tutte le ore del giorno nelle regioni o nelle eventuali provincie che saranno dichiarate zone, il premier Conte vorrebbe invece una circolazione libera almeno durante le ore diurne. Il tentativo è quello di non paralizzare il paese con un lockdown rigido, ma con restrizioni simili al modello tedesco, un lockdown “light” come ha sottolineato anche la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa . Di sicuro ci sarà una cornice nazionale, con interventi validi in tutta Italia, e poi misure via via più stringenti per i singoli territori, con il Paese diviso in 3 fasce che corrispondono ad altrettanti scenari di rischio individuati con criteri “scientifici e oggettivi” approvati dall’Istituto superiore di Sanità: più è alta la diffusione del virus, più è in sofferenza il sistema sanitario, maggiori saranno le restrizioni. Come detto la Calabria è tra quelle regioni che rischia le maggiori chiusure per almeno un mese.

NEL POMERIGGIO I NUOVI DATI. COSA RISCHIA LA CALABRIA

Tra poco saranno resi noti i nuovi dati sul monitoraggio dell’epidemia da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. Ed è proprio a questi nuovi indici che la Calabria dovrà guardare per sperare di non finire nella zona rossa che include misure ancora più stringenti, a partire dalla chiusura tutti gli esercizi commerciali, compresi parrucchieri ed estetisti, lo stop delle scuole (ad eccezione delle elementari e medie), ristoranti e bar, che rischiano di restare chiusi tutto il giorno e del divieto di spostamenti tra Regioni. Definito da molti lockdown “soft” resteranno aperte solo le industrie e tutte le attività ritenute essenziali. Calabria penalizzata non solo dall’indice RT del contagio, ma anche e soprattutto dalla pressione negli ospedali e dalla mancanza di posti letto, nonostante la Giunta ieri abbia deliberato l’aumento dei posti letto delle terapie intensive e semi-intensive e la riorganizzazione dei pronto soccorso della rete Covid con un cofinanziamento che ha valere sul Por Calabria Fesr Fse 2014/2020. Nel pomeriggio, attorno alle 17, si terrà un nuovo vertice Governo-Regioni, con Comuni e Province con i ministri Boccia e Speranza, il commissario Arcuri e il capo della Protezione civile Borrelli. Originariamente previsto attorno alle 15.30, Il rinvio è stato chiesto dal Ministro Speranza e motivato dalla necessità di avere il testo definitivo del Dpcm, al quale si sta ancora lavorando.

LE MISURE NAZIONALI

In Parlamento il premier Giuseppe Conte parla di un “nuovo corpus di misure restrittive” indicando sette interventi che riguarderanno tutto il Paese: la chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali, ad eccezione delle attività essenziali presenti all’interno (farmacie, parafarmacie, generi alimentari, tabacchi e edicole); la chiusura dei ‘corner’ adibiti alle attività di scommesse e giochi ovunque siano collocati, dunque stop alle slot machine nei bar e dai tabaccai; la chiusura di tutti i musei e di tutte le mostre; la riduzione della capacità di riempimento di bus e metropolitane del traporto pubblico locale con la capienza che passa dall’80% al 50%, una misura chiesta da mesi dal Comitato tecnico scientifico per ridurre la diffusione del contagio. Nel Dpcm viene inoltre prevista la didattica a distanza al 100% per le scuole di secondo grado, dunque per le superiori, anche se la formula utilizzata dal premier in Parlamento – “anche integralmente” – non chiarisce se si tratti di un obbligo o di una scelta lasciata agli istituti. Scuola dell’infanzia, elementari e medie continueranno invece ad essere in presenza, salvo che si trovino nelle aree in cui scatteranno ulteriori limitazioni a causa di un livello di rischio più alto. Gli ultimi due provvedimenti a livello nazionale riguardano il limite agli spostamenti da e per quelle regioni che hanno elevati coefficienti di rischio – che potrà essere derogato solo per comprovate esigenze lavorative, motivi di studio, salute e necessità – e il coprifuoco. Su quest’ultimo punto la discussione nel governo è ancora aperta: Conte ha parlato di “limiti alla circolazione nella fascia serale più tarda”, il che sembrerebbe far decadere l’ipotesi di un coprifuoco alle 18. L’ipotesi emersa nel corso della riunione dei capidelegazione della maggioranza è di uno stop alle 21, ma non c’è ancora accordo. Tramontata definitivamente, invece, l’idea circolata domenica di una sorta di “lockdown generazionale”, che prevedeva l’obbligo per gli anziani di restare a casa.

LE TRE FASCE DI RISCHIO

Alle misure nazionali si affiancheranno interventi mirati a livello locale. “Anche perché – ha spiegato il premier – un regime restrittivo indistinto avrebbe un duplice risultato negativo”: non consentirebbe di adottare misure efficaci nei territori più a rischio e imporrebbe misure troppo severe laddove non sono necessarie. Dunque l’Italia sarà divisa in 3 zone: “si stabiliscono dei criteri – spiegano fonti di governo – che fanno scattare un automatismo; a determinati scenari, corrispondono determinate misure.” Saranno tre aree e tre scenari di riferimento, oltre a parametri precisi, a guidare le decisioni del ministero della Salute che, con ordinanze mirate, potrà includere una determinata Regione in una delle tre fasce di rischio con relative misure di restrizione anti-pandemia. Nella prima fascia ci saranno le Regioni considerate a “rischio più alto”, dunque quelle dove la situazione è compatibile a quella ipotizzata nello ‘scenario 4’ del documento dell’Iss: un Rt sopra l’1,5 e una “trasmissibilità non controllata” del Covid. Con i dati attuali ci finirebbero il Piemonte, la Lombardia – entrambi con Rt sopra il 2 – e la Calabria penalizzata anche dalla sitazione sanitaria all’interno degli ospedali.

Ma come detto la situazione potrebbe cambiare tra poche ore con i nuovi dati aggiornati del monitoraggio, con il Cts che si riunirà per analizzarli in modo da consegnare al governo la ‘fotografia’ più attuale della situazione epidemiologica in Italia. E’ questa’ la fascia (colore rosso) in cui sono previste le misure più restrittive: dai lockdown locali a livello provinciale per almeno 3 settimane alla limitazione della mobilità individuale fino alla chiusura dell’intera Regione ad eccezione delle attività essenziali. Si terrà conto anche dell‘indice di trasmissibilità Rt. In pratica ci sarà un’area riservata alle Regioni a rischio alto, di scenario 4, con le misure più restrittive; una seconda area, con Regioni a rischio alto ma compatibili con lo scenario tre, con misure lievemente meno restrittive; infine ci sarà una terza area con le restanti regioni, con rischio minore.

Intanto nella fascia rossa, la più critica si è già posta, autonomamente, la provincia di Bolzano: dopo aver lasciato aperti bar e ristoranti in contrasto con il Dpcm del 24 ottobre, ora ha annunciato un lockdown di 3 settimane In seconda fascia ci sono invece tutti quei territori in cui il fattore di rischio è compatibile con lo ‘scenario 3’, con un Rt tra 1,25 e 1,5 e una “trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo”. In questo caso sono previsti interventi “lievemente meno restrittivi” ha detto il premier. Quali? Chiusura di attività, limitazioni alla mobilità in comuni e province, chiusura di scuole e università in base alla situazione epidemiologica. Nell’ultima fascia, la terza, finiranno invece tutte le Regioni che hanno un indice di rischio compatibile con lo ‘scenario 2’, dove l’Rt è tra l’1 e l’1,25. Stando all’ultimo monitoraggio disponibile, in questa fascia oggi ricadrebbero solo la Basilicata (1.04) e la Sardegna (1.12).

 

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