Cosenza
INRCA Cosenza, FP CGIL lancia grido d’allarme: “struttura nel degrado totale”
“Un presidio accreditato dalla Regione Calabria con una disponibilità di 59 posti letto che a seguito della mancanza di investimenti, del numero elevato di personale andato in quiescenza, della decadenza strutturale interna ed esterna, non svolge più il ruolo fondamentale e la vocazione originaria riconosciuta nel territorio”
COSENZA – “Affrontiamo le problematiche che affliggono il presidio di Cosenza dell’Istituto Nazionale di Ricerca e Cura degli Anziani (INRCA) che proprio nel contesto dell’aggravarsi dell’emergenza sanitaria in atto, potrebbe tornare di grande utilità. Ma se parliamo nella fattispecie dell’Inrca, – si legge in una nota di Teodora Gagliardi – occorre dire una volta per tutte come stanno realmente le cose: il degrado inizia sul piano strutturale con carenze evidenti nell’impiantistica e comfort. Il decadimento funzionale nell’offerta di servizi sanitari alla popolazione è palese tant’è che la carenza cronica ed in questo specifico caso drammatica di personale, rende impossibile per la struttura erogare anche prestazioni di base come ecocardiogramma, MAPA, elettrocardiogramma o un semplice test di sforzo per il quale, se va bene, occorre più di un anno e mezzo.
La decadenza attuale ha un’origine temporale ben definita che risale a giugno 2012 quando, in ottemperanza al disastroso Piano di rientro dal deficit sanitario, si decise di chiudere il reparto di Cardiologia ed aprire l’UO semplice di Riabilitazione Intensiva. Un provvedimento inserito nell’ambito del riordino della rete ospedaliera che, molto probabilmente, è stato il frutto di logiche clientelari orchestrate dalle solite corporazioni di potere che hanno fatto scempio della sanità per anni e anni al fine di favorire la nascita di reparti e primariati senza rispondere ad una reale esigenza assistenziale. Se così non fosse non si spiegherebbe perché si decide di chiudere il reparto di Cardiologia in quanto ridondante rispetto alla rete ospedaliera ma si mantengono in servizio i cardiologi in organico invece di sostituirli con geriatri o fisiatri.
Inoltre, la “Riabilitazione Intensiva” prevede la presenza in servizio di un neurologo di cui non c’è traccia e si fa con i fisioterapisti che all’Inrca sono ridotti all’osso e svolgono attività riabilitativa solo al mattino e solo nei giorni feriali. Com’è noto il presidio di Cosenza è parte di una rete ospedaliera facente capo alla sede centrale di Ancona che, sulla sede di Cosenza, non ha investito praticamente nulla venendo meno agli accordi presi con la Regione Calabria al momento del saldo di un credito di circa 16 milioni di euro che l’Istituto vantava nei confronti dell’ente pubblico calabrese. Eppure, parliamo di un presidio accreditato dalla Regione Calabria con una disponibilità di 59 posti letto (il dato è pubblico e rintracciabile sul sito dell’Istituto) che a seguito della mancanza di investimenti, del numero elevato di personale andato in quiescenza, della decadenza strutturale interna ed esterna, non svolge più il ruolo fondamentale e la vocazione originaria riconosciuta nel territorio.
Come Funzione pubblica CGIL abbiamo ripetutamente chiesto un incontro alla Direzione dell’Inrca e ai vertici della sanità calabrese per avviare un confronto in particolare sulla programmazione del fabbisogno del personale e sul Piano occupazionale. Confidiamo che questo ennesimo grido d’allarme possa svegliare dal torpore chi ha competenze e ruolo per intervenire e ci si renda conto della situazione di grave criticità in cui si trova il presidio di Cosenza. Sarebbe imperdonabile lasciare deperire una struttura dotata di 59 posti letto già accreditati nel contesto di una grave crisi sanitaria legata al riacutizzarsi del Coronavirus proprio mentre si discute di aprire nuovi centri Covid e si cercano soluzioni per liberare gli ospedali in difficoltà.”
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