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Sanità, l’ennesima vergogna: 400 precari a rischio “taglio”

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Sanità, l’ennesima vergogna: 400 precari a rischio “taglio”

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COSENZA – Il sistema delle vergogne. Ancora una volta è la sanità calabrese a far notizia. Ovviamente il titolo strillato è dedicato, tanto per cambiare, alla politica dei tagli. Con la scusa di far cassa, l’Asp

di Cosenza, anzichè pensare ad “azzerare” il bilancio in rosso tagliando spese inutili e riducendo o eliminando voci di spesa, troppo spesso, con nesuna ricaduta sui bisogni dell’utenza, pensa di rimettere a posto i conti, tagliando il numero dei suoi dipendenti. E non stiamo parlando di ruoli di secondo grado, ma di 400 e passa precari divisi tra fisioterapisti, logopedisti e addetti alla persona che, seppur contrattualizzati a tempo determinato, verranno tagliati, licenziati, mandati a casa. Sono gli angeli dell’unità operativa di neuropsichiatria infantile, cui fa capo il servizio di riabilitazione dell’età evolutiva dell’Azienda Sanitaria di Cosenza Il danno che crea questo taglio lo pagheranno quei tanti bambini diversamente abili di Cosenza e della sua vasta provincia che quotidianamente usufruiscono e beneficiano dell’alta professionalità lavorativa e del sostegno umano ed affettuoso di questi “angeli” in camice. Un danno che si estenderà anche alle famiglie di questi piccoli pazienti che da oggi, così come da un domani, sempre più vicino, dovranno fare i salti mortali per permettere ai loro congiunti di continuare ad utilizzare questo servizio. Ma dove? in che modo? e soprattutto a quali costi? La politica, quella che finge di interessarsi alle esigenze della gente, rimane incollata alle proprie poltrone, mostrando fintamente interesse per risolvere la vicenda ma ritrovandosi poi a fare spallucce davanti alle sollecitazioni dell’utenza. Le famiglie e i bambini in questa loro battaglia, per la difesa della salute e della salvaguardia di un servizio medico di alta qualità, non solo sole. Al loro fianco e non potrebbe essere diversamente ci sono questi 400e passa “angeli” in camice che hanno scelto di fare il loro lavoro non come forma di retribuzione ma come missione al servizio degli altri. Ci sono anche le sigle sindacali che, da tempo, hanno cercato di instaurare la politica del dialogo con l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, così come con la stessa Regione Calabria. Il dialogo è stato infruttuoso, soprattutto perchè nel sistema sanitario è andato in tilt anche l’ascolto.

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