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Superticket, sparisce l’odiosa tassa della salute. I medici “è un atto di equità”

Dal 1 settembre via il superticket per tutti i redditi che fu introdotto nel 2011 durante il periodo della Spending review ma che ha solo aumentato le disuguaglianze nel Paese. Speranza “nessuno lo pagherà più”. Plaude l’ordine dei medici “era un’imposizione iniqua, oltre che inefficace”
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COSENZA  – È ormai questione di poche ore poi, dal primo settembre, entra in vigore l’abolizione del superticket, per tutti e per tutti i redditi, la quota aggiuntiva di 10 euro prevista per le prestazioni sanitarie specialistiche. Una misura, attesa da anni, realizzata con risorse extra Fondo Sanitario Nazionale con la quale, aveva più volte affermato il ministro della Salute Roberto Speranza, “sarà cancellata una vera e propria tassa sulla salute“. Per il ticket, ovvero la compartecipazione alla spesa sanitaria che è a carico degli assistiti, si spendono ogni anno quasi 3 miliardi di euro. Solo una parte di questi riguarda il superticket, novità introdotta nel 2011 durante il periodo della Spending review. Prevista nell’ultima manovra, l’abolizione è diventata legge il 23 dicembre e vale circa 165 milioni di euro nel 2020 e 490 per gli anni successivi. Importante dal punto di vista simbolico. Con questa novità, infatti, si cancella un tassa che ha pesato soprattutto su chi ha meno possibilità di curarsi. “Ogni volta che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici – ha commentato il ministro della Salute, Roberto Speranza – siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione. Per questo a dicembre abbiamo approvato la norma che entra in vigore dal 1/o settembre. Il superticket è abolito e nessuno lo pagherà più”. Resta invece, per chi non è esonerato in base al reddito, il costo del ticket in sé, variabile a seconda delle prestazioni e pari a circa 30-35 euro. Nel corso di questi anni, oltre a pesare sulle tasche di circa 15 milioni di italiani il superticket ha anche aumentato le disuguaglianze nel Paese.

“Ad oggi è possibile parlare di vera e propria ‘giungla’ per i superticket – spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – e non vi sono numeri certi sul gettito garantito da tale balzello anche perché le amministrazioni regionali procedono in ordine sparso, cambiando spesso le carte in tavola”. In alcune regioni, prosegue Rienzi, “si paga integralmente, in altre in modo proporzionale alla ricetta o in base al reddito”. D’ora in poi, tutto questo verrà uniformato. Molte, le regioni che in tutto o in parte, già lo avevano abolito: la prima a farlo era stata l’Emilia Romagna, nel luglio 2018, per redditi fino ai 100.000 euro lordi, l’ultima la Lombardia, dal primo marzo 2020. “Eliminare il superticket è un passaggio importante che aspettavamo da anni, ed è il frutto anche delle battaglie portate avanti da tante organizzazioni civiche”, commenta Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, associazione di cittadini che aveva raccolto 35.000 firme per chiederne l’abolizione. La misura ai nastri di partenza, aggiunge Gaudioso, “elimina un balzello che faceva perdere soldi alla sanità pubblica invece che guadagnarli, perché portava sempre più persone a rivolgersi alla sanità privata, le cui prestazioni sanitarie risultavano in alcuni casi a prezzo inferiore”. L’augurio, conclude Gaudioso, è che “possa anche andare in porto la già annunciata rimodulazione del ticket in base alla progressività del reddito familiare. Il presupposto, in questo caso, dovrebbe essere una vera lotta all’evasione fiscale“. “Una vittoria per tutti”, dice il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Nei giorni scorsi, alla vigilia dell’entrata in vigore dell’abolizione, in Piemonte si è scatenata una querelle tra Regione e opposizioni per la rivendicazione della misura.

Plaude l’ordine dei medici “la sanità non è un bancomat”

“L’abolizione del superticket è un atto di grande civiltà, che dà applicazione ai principi di universalità uguaglianza ed equità del nostro Servizio Sanitario Nazionale. È stato uno dei primi impegni presi dal ministro della Salute, Roberto Speranza, impegno subito mantenuto. Un gesto dal forte valore anche simbolico, segno tangibile del nuovo corso, che vede finalmente le risorse impegnate per la Salute dei cittadini come un investimento e non come un costo”. È soddisfatto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, commentando l’abolizione, dopo nove anni, del superticket che, prevista dalla Legge di Bilancio 2020, entrerà in vigore il primo settembre. “Il superticket era un’imposizione iniqua, oltre che inefficace: costituiva uno sbarramento all’accesso alle cure pubbliche, e spingeva, paradossalmente, molte persone a rivolgersi alla sanità privata, visto che il ticket era spesso uguale o superiore al costo della prestazione – ricorda Anelli -. Era foriero di disuguaglianze, non solo in base al reddito, ma anche rispetto alla zona di residenza, in quanto veniva applicato in maniera differente nelle diverse Regioni. Era, soprattutto, un effetto collaterale di quella mala gestione della politica che vedeva la sanità come un bancomat cui attingere, e non come una risorsa su cui puntare”. “Per questo la Fnomceo si è sempre battuta per la sua abolizione, insieme a Cittadinanzattiva: era proprio questo uno dei punti del Patto per il Diritto alla Salute siglato lo scorso settembre insieme ad Antonio Gaudioso – conclude -. I medici sono garanti dei diritti dei cittadini, in primis quello alla Salute. Con questo gesto, il Ministro si conferma dalla parte dei diritti, a fare fronte unico con i professionisti e i cittadini”.

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