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Coronavirus, in Italia in un giorno 1.084 guariti e 475 morti. I contagi sono 35.713

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Coronavirus, in Italia in un giorno 1.084 guariti e 475 morti. I contagi sono 35.713

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I dati forniti dalla Protezione civile vede salire a 2.648 i positivi in più rispetto a ieri per un totale di 28.710 malati. I morti sono stati 475 in sole 24 ore ma ci sono 1.084 guariti da ieri che portano il totale delle persone dimesse a 4.025. Borrelli “trend stazionario, state a casa e rispettate le norme”.

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COSENZA – Un dato assai confortante arriva dal numero dei guariti che in solo 24 ha fatto registrare un aumento di ben 1.084 persone, il 37% in più che portano il totale dei guariti a 4.035. Purtroppo però ci sono da registrare anche 475 decessi in più rispetto a ieri, di persone con coronavirus, che portano il numero delle vittime a quota 2978. Ha aperto così la consueta conferenza stampa dalla protezione civile il commissario Angelo Borrelli che ha letto tutti i dati forniti dalle singole regioni ad eccezione della Campania che non ha fornito i dati. Per quanto riguarda i contagiati si registrano 2.648 nuovi malati in più da ieri che portano il totale dei positivi a 28.710 persone. Dall’inizio del contagio il numero dei persone che ha contratto il coronavirus è di 35.713. “Un trend stazionario ha sottolineato Borrelli che ha chiesto a tutti gli italiani di continuare a rimanere a casa e seguire scrupolosamente tutte le direttive del governo ed evitare di sposarsi il più possibile se si vuole pensare positivo”

Del totale delle persone positive al coronavirus 12.090 in isolamento, 16.020 si trovano ricoverate negli ospedali italiani e 2257 sono in terapia intensiva. L’Istituto Superiore di Sanità fa sapere che quasi un malato su dieci è un operatore sanitario, per un totale di 2.629 sui 28.293 positivi totali.  Il dato “non è riferito al luogo di esposizione ma alla professione”, anche se purtroppo sono numerose le notizie da tutta Italia di contagi in ospedali e studi medici. I tamponi complessivi sono 165.541, dei quali oltre 105mila in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

I dati delle persone positive regione per regione

12.266 i malati in Lombardia (171 in più di ieri)
3.915 in Emilia Romagna (+511)
2.953 in Veneto (+465)
2.187 in Piemonte (+423)
1.476 nelle Marche (+174)
1.291 in Toscana (+267)
744 In Liguria (+83)
650 nel Lazio (+100)
423 in Campania (dato non comunicato)
416 in Friuli Venezia Giulia (+69)
436 in Trentino (+68)
366 in provincia di Bolzano (+84)
362 in Puglia (+42)
267 in Sicilia (+41)
249 in Abruzzo (+33)
241 in Umbria (+49)
21 in Molise (+2)
132 in Sardegna (+17)
162 in Valle d’Aosta (+28)
126 in Calabria (+14) (qui i dati dettagliati)
27 in Basilicata (+7)

Quanto alle vittime se ne registrano ben 1.959 in Lombardia (+319), 458 in Emilia Romagna, (+65), 94 in Veneto (+14), 154 in Piemonte (+21), 92 nelle Marche (+23), 22 in Toscana (+5), 73 in Liguria (+13), 9 in Campania (+0), 32 Lazio (+9), 31 in Friuli Venezia Giulia (+1), 19 in Puglia (+1), 9 in provincia di Bolzano (+1), 3 in Sicilia (+0), 7 in Abruzzo (+1), 2 in Umbria (+1) 3 in Valle d’Aosta (+1), 7 in Trentino (+0), uno in Calabria (+0), 2 in Sardegna (+0), uno in Molise (+0).

Lombardia Fontana “State a casa o misure più rigide”

Un nuovo allarme arriva dal governatore della Lobardia Attilio Fontana sulla situazione nella sua regione per l’emergenza Coronavirus “purtroppo i numeri del contagio non si riducono – dice – continuano ad essere alti. Fra poco non saremo più nelle condizioni di dare una risposta a chi si ammala“. Fontana è partito da qui per chiedere a tutti di stare a casa. Solo ieri in tutta Italia sono state denunciate 8mila persone. “Amici – scrive il governatore della Lombardia – io lo sto dicendo in modo educato, ma fra un po’ bisognerà cambiare il tono perché se non la capite con le buone bisogna essere un po’ più aggressivi anche nel farvela capire. Non vi stiamo chiedendo un sacrificio così, ma per salvare delle vite umane. Ogni uscita di casa è un rischio per voi e per gli altri”. Parole che si aggiungono a quando la Regione ha comunicato ieri i dati sugli spostamenti utilizzando le celle telefoniche per capire chi esce di casa: ancora il 40 per cento delle persone ha compiuto spostamenti oltre i 300 metri, nonostante i divieti e gli appelli a non uscire di casa per limitare la diffusione del contagio da coronavirus.  In Lombardia è salito a 1.959 il numero dei decessi, 319 più di ieri: a fornire il dato è stato l’assessore al Welfare Giulio Gallera che in diretta Facebook ha sottolineato che sono 17.713 i positivi, 7.285 ricoverati, 924 persone in terapia intensiva. Quello dei decessi dunque è il dato in maggior crescita, mentre rallentano gli aumenti di tutte le altre voci.

Intanto il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha detto che di credere “che nelle prossime ore bisognerà prendere in considerazione la possibilità di porre il divieto completo di attività all’aperto. Abbiamo lasciato questa opportunità perché ce lo consigliava anche la comunità scientifica – ha spiegato Spadafora – ma se l’appello di restare a casa non sarà ascoltato saremo costretti anche a porre un divieto assoluto“.

 

Trasferiti dalla Lombardia 55 pazienti gravi

Sono 55 i malati che sono stati trasferiti dai reparti di terapia intensiva degli ospedali della Lombardia a quelli in altre regioni italiane grazie alla Centrale remota operazioni di soccorso sanitario. Lo rende noto il Dipartimento della Protezione Civile sottolineando che di questi 18 sono affetti da coronavirus e 37 da altre patologie. I pazienti – trasportati con ambulanze medicalizzate delle associazioni di volontariato di protezione civile, elicotteri del 118 e mezzi aerei dell’Aeronautica Militare – sono attualmente ricoverati negli ospedali del Piemonte (11), Friuli Venezia Giulia (9), Toscana (9), Veneto (6), Abruzzo (5), Lazio (4), Umbria (4), Puglia (3), Molise (2) e Sicilia (2).

 

120 le tende installate per il triage nelle carceri italiane

Sono 120 al momento gli istituti penitenziari presso i quali è stata installata una tensostruttura per l’effettuazione delle attività di triage a beneficio di detenuti e personale. Con le quaranta circa di quest’ultima settimana, sale ancora quindi il numero di tende messe a disposizione dalla Protezione Civile e montate dai volontari delle Regioni davanti o all’interno del muro di cinta per permettere di effettuare i controlli sanitari sia sui detenuti nuovi giunti dalla libertà o trasferiti da altri istituti, sia sul personale che quotidianamente opera al loro interno. Di qui a breve saranno installate un’altra decina di tensostrutture in corso di fornitura e presto, compatibilmente con il fabbisogno e il piano di distribuzione predisposto dalla Protezione Civile, si provvederà a reperirne altre dieci per altrettanti istituti che ne hanno fatto richiesta. Nei restanti istituti dove non è presente la tensostruttura, sono stati individuati e resi funzionanti da tempo locali idonei allo svolgimento di tali attività di triage.

 

 

Finite le valvole dei respiratori, stampate in 3d da una Startup bresciana

L’ospedale di Chiari (Brescia) aveva finito le valvole dei respiratori usati per i malati di Covid-19 e ha lanciato una richiesta d’aiuto alla città per poterne avere delle altre di ricambio in tempi rapidi. A rispondere è stata una piccola azienda locale, la start up Isinnova, che in 24 ore ne ha stampate in 3D un centinaio, subito utilizzate. E nel frattempo ne sta stampando altre, per prepararsi alle richieste in arrivo di altri ospedali, come spiega Alessandro Romaioli, progettista tecnico dell’azienda. “La direttrice dell’ospedale ha contattato il Giornale di Brescia per chiedere se conoscevano qualcuno che potesse stampare le valvole in 3D perchè erano finite, e lì hanno fatto il nostro nome. Abbiamo così deciso di metterci subito a disposizione, gratuitamente”, racconta. Nella giornata di sabato sono state stampate un centinaio di queste valvole di Venturi, subito usate. “Il primo prototipo è stato realizzato in acido polilattico con una tecnica a filamento che ha permesso di averlo pronto in solo un paio d’ore, anche se non con grande precisione”, continua Romaioli. Testato con successo su un paziente, si è proceduto a stampare in 3D le altre valvole, questa volta con due tecniche diverse, una con una resina sensibile alla luce, e l’altra con polvere in Poliammide12 caricato ad alluminio, che “consentono una precisione molto alta, ma necessitano di tempi più lunghi, 24 ore”, precisa Romaioli. Alla loro realizzazione ha collaborato anche un altro gruppo industriale della zona, mettendo a disposizione la sua macchina per la stampa in 3D, molto grande, visto che Isinnova ne aveva solo sei. ”

 

 

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