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Italia vs Unione Europea: il gap dei laureati e come colmarlo

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Italia vs Unione Europea: il gap dei laureati e come colmarlo

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Andare all’università per trovare un buon lavoro. Tante generazioni sono cresciute con quest’idea. È l’aspirazione di qualsiasi genitore quella di vedere il proprio figlio con la corona d’alloro in testa, ancora di più se non ci sono altri laureati in famiglia. Ma è davvero così? Nel nostro paese il diploma di laurea è davvero garanzia di una felice occupazione?

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I dati Eurostat relativi al terzo trimestre del 2019 sembrano dire tutt’altro. Sembra, infatti, che solo il 23,4% dei lavoratori italiani sia in possesso di una laurea. A quanto pare, circa il 30,1% di persone occupate in Italia, di età compresa tra i 20 e i 64 anni, ha solo la licenza media. Il 46,8% il diploma superiore. Sono gli uomini ad avere un livello d’istruzione più basso: si parla del 35% degli occupati. Le donne, invece, sono portatrici di numeri un po’ più alti: il 30,1% di loro sono laureate e lavorano. La cosa non sorprende visto che il mercato del lavoro tende a prediligere donne con qualifiche importanti. Il resto, solitamente (e tristemente) non viene impiegato.

Queste percentuali diventano ancora più scoraggianti se le si confronta con i dati provenienti dagli altri paesi dell’Unione europea. In Francia è il 43,3% dei lavoratori ad avere un titolo di laurea; nel Regno Unito sono 47,2%, mentre in Germania il 30,6%. Il nostro paese è al penultimo posto…Supera solo la Romania.

Questi dati confermano quanto rilevato a proposito del numero di laureati italiani sempre tramite un’indagine Eurostat. Mentre paesi come il Regno Unito, la Francia, la Spagna, il Belgio, la Polonia, la Slovenia e la Danimarca hanno già raggiunto l’obiettivo fissato dall’Unione per il 2020, ovvero quello di avere il 40% di laureati di età compresa tra i 30 e i 34 anni, l’Italia rimane ferma al 27,8%.

Come se non bastasse, nelle ultime settimane è giunta notizia che le immatricolazioni per l’anno accademico 2019/2020 sono calate rispetto all’anno precedente.

È un problema importante che esiste non per una sola causa, ma per diverse motivazioni difficili da individuare in maniera specifica. Tra queste possiamo menzionare i costi non sempre sostenibili che l’iscrizione a un corso universitario comporta e anche la difficoltà nel trovare un lavoro stabile alla fine di alcuni percorsi. A questo si possono aggiungere le agevolazioni di cui godono le imprese se assumono giovani under 30 e le inclinazioni personali che portano un neodiplomato a cimentarsi in esperienze lavorative piuttosto che continuare a studiare. E come dargli torto se una delle frasi più sentite non più solo nei colloqui di lavoro è: “Non hai abbastanza esperienza!”?

La voglia di iniziare a costruire la propria indipendenza economica è naturale per un ventenne. Ma non necessariamente questo deve portare a rinunciare alla laurea. Ci si potrebbe iscrivere a un’università online! Realtà come UniCusano danno la possibilità di seguire le lezioni e di studiare il materiale didattico attraverso una piattaforma online accessibile 24 ore su 24. Questo significa che, oltre a studiare, si possono muovere i primi passi nel mondo del lavoro.

Rinunciare è una sconfitta. Provare a ottimizzare meglio il proprio tempo può essere una sfida. Con un po’ di organizzazione, si può anche vincere!

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